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WALL STREET A UN PASSO DAL RECORD STORICO

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(WSI) – Chissà se la manciata di mesi di ritardo con cui la maggior parte delle Borse mondiali ha raggiunto i rispettivi massimi storici – grosso modo tutte insieme tra marzo e aprile del 2000 – basterà per recuperare il terreno perduto nei confronti del Dow Jones, che ormai ha archiviato la bolla speculativa e il relativo sboom tornando finalmente al punto di partenza. Dopo sei anni e quattro mesi, infatti, Wall Street sta per archiviare il lungo purgatorio, riconquistando i livelli da cui era cominciata la discesa, dal punto più alto cui era stata fissata l´asticella: quota 11.722,98 punti, segnati il 14 gennaio del 2000 e mai più rivisti. Venerdì scorso lo stesso indice si è fermato a 11.577,74 punti; dunque, un misero rialzo dell´1,23% separa ormai le quotazioni da quei valori di riferimento, toccati all´inizio del secolo.

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La distanza ormai è quasi simbolica e se non altro per ragioni simboliche difficilmente l´obiettivo verrà mancato; né la riunione di oggi dei governatori del G10 né quella del Fcom, del 10 maggio, dovrebbero essere in grado di rovinare la festa. Anche perché, specie per quanto riguarda gli Stati Uniti, viene considerata ormai scontata la decisione della Fed di alzare di un quarto di punto i tassi di interesse, portandoli al 5%, mentre da quel punto in poi potrebbe cominciare una stagione di sostanziale bonaccia. Insomma, se non interverranno elementi nuovi e di forte disturbo, brindare al recupero dei record storici dovrebbe essere a portata di mano.

E questo, nonostante un guru molto ascoltato negli Usa, Warren Buffett, proprio ieri parlando alla riunione annuale della sua Benkshine Haythaway, sia stato tutt´altro che ottimista. Buffett, infatti, ha sostenuto che «lo spaventoso debito delle partite correnti» minaccia di provocare danni a catena, dalla pesante svalutazione del dollaro alla forte ripresa dell´inflazione. Secondo lo stratega finanziario non meno insidie si nascondo nel rally delle commodity, ormai legato a «una vera e propria speculazione» o nei prezzi degli immobili. Per finire, Buffett ha invitato i risparmiatori a stare alla larga dai media, ma anche dai consulenti finanziari, dai banchieri d´affari e dai gestori di hedge fund.
Si vedrà quanto il Dow Jones si farà intimorire.

Finora è stato sicuramente più brillante e reattivo degli altri mercati. Quello che ha fatto meglio, finora, è anche quello tradizionalmente più correlato, il mercato di Londra: la distanza che separa l´Ft100 dai valori massimi raggiunti il 9 aprile del 2000 è pari al 10,4%, poco meno di quanto manchi ancora da fare al Mibtel – sotto del 14,3% rispetto ai massimi – ma molto meglio della Borsa francese, che ha toccato il record assoluto nello stesso giorno di Londra e però è ancora indietro del 23,6% rispetto a quei valori. Stesso discorso per Francoforte, dove gli indici sono distanti ancora il 24,2% rispetto ai prezzi di sei anni fa (il Dax ha toccato i massimi per ultimo, nel luglio del 2000, mentre Piazza Affari lo aveva fatto all´inizio di marzo).

Insomma, un po´ tutte le Borse si avviano a recuperare il terreno perduto in seguito allo scoppio della bolla speculativa che si era creata a ridosso di Internet. E il Nasdaq, dove si era concentrato il maggior numero di società tecnologiche? In questo caso, il bilancio è meno positivo: quando il mercato avrà guadagnato il 6% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, sarà “finalmente” sotto del 50% rispetto a quel 5.048 punti dell´ottobre 2000. Per il Nasdaq, il paradiso può attendere.

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