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WALL ST.: VARIAZIONE INDICI DA PREFISSO TELEFONICO

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Wall Street non cancella i brutti risultati delle scorse sedute e, nonostante una giornata condotta per lunga parte in leggero rialzo, non riesce a prendere una piena boccata d’ossigeno dopo cadute a ripetizione degli ultimi giorni.

Alla fine, la variazione degli indici e’ da prefisso telefonico: il Dow Jones ha chiuso sostanzialmente invariato, cedendo lo 0,01% a 10.063,64 punti, lo S&P 500 ha perso lo 0,14% a 1.093,91 punti e il Nasdaq lo 0,42% a 1.901,80 punti.

Secondo quel che si sente dire nelle sale trading delle banche di New York, considerando la strapazzata che i rialzisti hanno ricevuto lunedi’ scorso, la seduta di martedi’ non e’ poi andata cosi’ male. Resta il fatto che il piattume dell’ultima giornata e’ servito assai poco a rafforzare l’idea che un bottom significativo sia stato in effetti raggiunto; su quanto manchi, i chartisti esperti di analisi tecnica si sbizzariscono (vedi Target News, per gli abbonati a INSIDER).

In ogni caso vale la pena sottolineare che il Nasdaq Composite ha gia’ perso oltre il 12% dal top raggiunto il 28 gennaio scorso a quota 2153.

Il volume di scambi al New York Stock Exchange ha toccato circa 1.4 miliardi di azioni, con i titoli in crescita che hanno superato quelli in calo per 3 a 2. Sul mercato elettronico Nasdaq sono state scambiate 1.8 miliardi di azioni, con i titoli in rialzo leggermente in maggioranza rispetto a quelli in ribasso.

Le tensioni geopolitiche che non accennano a scemare e l’opinione pubblica americana ancora timorosa per la recrudescenza della minaccia terroristica, soprattutto nell’area mediorientale, non hanno permesso agli investitori di volgere lo sguardo – con la determinazione necessaria – ai dati puramente economici, negando alla Borsa di New York un timido rimbalzo che, fino a pochi minuti dalla fine degli scambi, sembrava ampiamente alla sua portatata.

A sostenere il mercato – almeno sino alle battute finali – erano state, a lungo, le attese per l’arrivo delle trimestrali societarie le quali, a giudizio degli analisti, dovrebbero attestarsi sui livelli dell’ultima parte del 2003 facendo quindi segnare risultati più che soddisfacenti.

Tra i singoli titoli, comunque, bene si è comportato quello della banca d’affari Goldman Sachs, avanzato intorno allo 0,5%, grazie ai numeri trimestrali annunciati oggi e che vogliono gli utili in crescita del 95%, a $2.5 per azione, contro gli $1,66 previsti dagli analisti. Sulla scia di GS – seppure in maniera contenuta – rialzi anche per gli altri due colossi del credito americano, JP Morgan e Citigroup.

Fuori dal comparto finanziario, buone le performance delle catene di grande distribuzione Limited Brands (in crescita circa del 2% grazie al rialzo delle previsioni sugli utili per il primo trimestre fiscale) e Family Dollar Stores, progredita del 3%, in coda a dati trimestrali di rilievo mentre hanno pagato dazio General Electric e Verizon scese, rispettivamente, di mezzo punto percentuale e dell’1,5%.

In ambito tecnologico, buone nuove per il produttore di computer palmari PalmOne volato di circa il 30% (per questo e molti altri titoli in forte rialzo vedi Titoli Caldi, in INSIDER); Intel è scesa di circa lo 0,5%, mentre Microsoft – handicappata dalla punizione dell’antitrust europeo per abuso di posizione dominante – ha lasciato sul terreno l’1,43%.