I mercati azionari Usa archiviano in positivo la terza settimana consecutiva, un fatto che non si verificava da quasi due mesi.
Secondo Barton Biggs, global strategist di Morgan Stanley, l’attuale rally e’ destinato a durare piu’ di quanto il mercato ritenga. “Cio’ non si traduce, pero’ – precisa il guru -, nell’inizio di una fase ‘bullish’, dal momento che le azioni non sono ancora abbastanza convenienti, l’outlook della crescita e’ debole e ci sono ancora squilibri significativi”.
Con un rialzo del 3,36% (43 punti), il Nasdaq ha messo a segno il guadagno piu’ consistente in termini percentuali, portandosi a quota 1.331,13. Dall’inizio dell’anno, l’indice hi-tech ha ceduto 619 punti (-31%), mentre rispetto allo stesso periodo del 2001 il calo e’ di 437 punti (-24%).
Il Dow Jones ha guadagnato 121 punti (+1,4%), a quota 8.443,99. Dall’inizio del 2002, l’indice industriale ha perso 1.577 punti (-15%), mentre su base annua il calo e’ di 1.101 punti (-11%).
L’S&P500 ha terminato la settimana a quota 897,65, con un rialzo di 13 punti (+1,5%). Dall’inizio dell’anno l’indice ha perso 250 punti (-21%). La differenza rispetto allo stesso periodo del 2001 e’ di 206 punti (-18%).
Alla domanda se il tanto sospirato fondo dei mercati sia stato effettivamente raggiunto non si puo’ ancora rispondere con sicurezza. E’ comunque significativo che le borse siano riuscite a crescere nonostante il quadro macroeconomico decisamente poco brillante delineato dagli ultimi dati.
Lo scenario e’ sicuramente piu’ positivo per quanto riguarda la ripresa dei profitti delle aziende. Secondo Jay Pelosky, global strategist di Morgan Stanley, “gli utili delle societa’ hanno toccato il livello piu’ basso”.
Gli esperti continuano pero’ a interrogarsi sulla sostenibilita’ del rally. “Credo che il mercato si sia spinto troppo lontano troppo rapidamente – osserva Brian Piskorowski, di Prudential Securities. “E’ probabile che possa verificarsi un ritracciamento, anche se escludo la possibilita’ che il mercato ceda i guadagni fin qui realizzati”.
La possibilita’ che l’economia USA non sia ancora in fase di ripresa e’ confermata, oltre che dagli ultimi dati macroeconomici, anche dal Beige Book, la relazione bimestrale della Federal Riserve sullo stato della congiuntura americana: “L’attivita’ economica – si legge nel report della banca centrale Usa – e’ rimasta ‘pigra’ sia a settembre che all’inizio di ottobre”.
Performance settimanale dei listini americani |
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Indici | Valori al 25/10/2002 | Variazioni ultima settimana |
Variazioni da inizio anno | Variazioni ultimi 12 mesi |
DJIA | 8.443,99 | +121,59 (+1,46%) |
-1.577,5 (-15,74%) | -1.101,18 (-11,54%) |
S&P500 | 897,65 | +13,26 (+1,50%) |
-250,43 (-21,81%) | -206,96 (-18,74%) |
Nasdaq | 1.331,13 | +43,27 (+3,36%) | -619,27 (-31,75%) | -437,83 (-24,75%) |
Fonte dati: Ufficio Studi WallStreetItalia |
IL MERCATO AZIONARIO
Intensa la settimana degli utili nel settore delle tlc, che si e’ conclusa con un consistente guadagno. I risultati trimestrali di AT&T (T – Nyse), BellSouth (BLS – Nyse), Nextel (NXTI – Nasdaq) e Verizon (VZ – Nyse) hanno sorpreso positivamente il mercato, consentendo all’indice del comparto telecom XTC di mettere a segno un guadagno settimanale dell’8%. Deludente, invece, la trimestrale di SBC Communications (SBC – Nyse): il primo operatore USA di telefonia locale ha riportato utili pro forma inferiori di 3 centesimi al consensus di Thomson Financial/First Call.
I buoni risultati degli operatori telefonici non hanno pero’ giovato alle aziende di infrastrutture per telecomunicazioni. Oltre alla decima perdita trimestrale consecutiva registrata di Lucent Technologies (LU – Nyse), sul comparto hano pesato le vendite deludenti di JDS Uniphase (JDSU – Nasdaq), leader mondiale delle fibre ottiche.
Il settore dei semiconduttori e’ riuscito a sopportare agevolmente le brutte trimestrali di Texas Instruments (TXN – Nyse) e Taiwan Semiconductor (TSM – Nyse): l’indice SOX ha chiuso la settimana in rialzo del 9%. L’ottimismo espresso da Pasquale Pistorio, numero uno di Stmicroelectronics, la buona prova di Intel (INTC – Nasdaq) e KLA-Tencor (KLAC – Nasdaq) e la nota positiva di Merrill Lynch su Micron Technologies (MU – Nyse) hanno sostenuto il comparto.
Continua l’interesse per i titoli del settore Internet, alimentato questa settimana dal buon livello di utili e cash flow di AOL Time Warner (AOL – Nyse). L’indice (GIN ha guadagnato piu’ del 5%. Da segnalare pero’ che la trimestrale nettamente migliore delle stime di Amazon.com (AMZN – Nyse) non e’ riuscita a convincere le banche d’affari, preoccupate dei fondamentali della societa’ di Jeff Bezos.
Settimana in rosso per i titoli farmaceutici: gli utili deludenti di GlaxoSmithKline (GSK – Nyse) e il profit warning di Eli Lilly (LLY – Nyse) hanno fatto da contraltare ai buoni risultati di Pharmacia (PHA – Nyse) e Schering-Plough (SGP – Nyse). L’indice DRG ha perso il 2,7%.
Tra i titoli che hanno maggiormente sostenuto il Dow da segnalare la buona performance di McDonald’s (MCD – Nyse, +5%), la cui decisione di ridurre il numero di ristoranti di nuova apertura e’ stata apprezzata dal mercato.
I DATI MACROECONOMICI PUBBLICATI IN SETTIMANA
- Sussidi di disoccupazione. Il dato si e’ rivelato particolarmente positivo. Le nuove richieste sono scese di 25.000 unita’, a quota 389.000. L’indicatore della media mobile a quattro settimane e’ calato a quota 404.000, il livello piu’ basso delle ultime sette settimane.
- Ordini di beni durevoli. Il dato di settembre ha registrato un calo del 5,9%, il piu’ elevato dal novembre 2001. Il report suggerisce che le aziende USA ancora sono titubanti verso nuovi piani di investimento.
- Fiducia Michigan. Il dato definitivo sulla fiducia dei consumatori relativa al mese di ottobre si e’ portato a quota 80,6. Si tratta del livello piu’ basso degli ultimi nove anni.
- Vendita di abitazioni. A settembre la vendita di nuove case ha registrato un rialzo dello 0,4%, a 1,02 milioni di unita’, il livello piu’ alto dal 1996. Il dato relativo alle case esistenti si e’ attestato a 5,40 milioni, in crescita dell’1,9%.
IL MERCATO DEI BOND
Settimana in leggero rialzo per il reddito fisso, nuovamente segnato dagli andamenti alterni del mercato azionario. Nel tardo pomeriggio di venerdi’, il rendimento sui bond a 5 anni e’ passato al 3,04% dal 3,12% della scorsa settimana. Il rendimento sul Treasury a 10 anni, benchmark della categoria, si e’ attestato al 4,10%, in calo rispetto al 4,13% di venerdi’ scorso.
La scorsa settimana il rendimento sul “10-year T-bond” aveva raggiunto il livello piu’ alto in quasi due mesi, dopo essere piombato ai minimi dal 1958 nelle sessioni precedenti.
Le conclusioni del Beige Book, secondo cui l’economia USA e’ rimasta debole nei mesi di settembre e ottobre, e i dati macroeconomici pubblicati in settimana hanno contribuito a ridare forza agli investimenti obbligazionari. La prospettiva di un nuovo taglio dei tassi appare meno remota.
L’atteggiamento degli operatori resta molto attendista. “Con le nuove aste in arrivo a novembre, gli investitori hanno paura di bloccarsi sulle posizioni lunghe – osserva Sharon Stark, chief fixed income strategist di Legg Mason -. Dall’altra parte resta nel mercato la voglia del ‘flight-to-quality‘, motivo per cui nessuno puo’ permettersi di restare corto”.
Questa settimana il Tesoro USA ha venduto bond a due anni per $27 miliardi. Il ricorso al debito pubblico da parte del governo ha subito un incremento a causa del minore gettito fiscale e all’aumento della spesa per assistenza e difesa.
- Tasso sui Treasury a 5 anni (FVX – CBOE)
- Tasso sui Treasury a 10 anni (TNX – CBOE)
A livello corporate, da segnalare che secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s, nel terzo trimestre l’insolvenza delle societa’ in tutto il mondo e’ stata di $46,3 miliardi, il secondo livello piu’ alto mai registrato.
IL MERCATO DELLE VALUTE
I nuovi guadagni di Wall Street non si sono tradotti in un apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’, sulla piazza di New York il biglietto verde veniva scambiato a $0,9765 per 1 euro, contro i $0,9720 della scorsa settimana.
L’euro aveva cominciato ad apprezzarsi sul dollaro gia’ ad inizio settimana, sospinto dall’esito positivo del referendum irlandese sul Trattato di Nizza per l’allargamento dell’Unione Europea.
I dati macroeconomici sconfortanti, nonche’ le speculazioni secondo cui l’Ifo (l’indagine condotta sull’attivita’ economica in Germania) sia in miglioramento, hanno poi ulteriormente indebolito la moneta americana.
Il dollaro e’ peggiorato anche nei confronti dello yen. Le dichiarazioni del premier giapponese Junichiro Koizumi a sostegno del Ministro Heizo Takenaka sulle riforme del sistema bancario hanno diffuso ottimismo tra gli operatori. Il cambio dollaro/yen e’ passato dai 125,49 yen della scorsa settimana ai 124,20 di venerdi’ a New York.
CONCLUSIONI
La prova di forza dei mercati finanziari ha corroborato la sensazione che il peggio sia ormai passato. La domanda che emerge a questo punto e’ quanto sara’ sostenibile la crescita.
Per dare una risposta convincente occorre fare una considerazione sia sulla qualita’ dei risultati di bilancio delle aziende che sullo stato dell’economica USA in generale.
Per quanto riguarda gli utili societari, gran parte del miglioramento deriva dall’attuazione di severe politiche di ristrutturazione, piu’ che da incrementi nel livello del fatturato. In questo senso diventa arduo immaginare fin dove le societa’ possano spingersi per migliorare i propri margini. Continuando a tagliare i costi (pubblicita’, personale, ricerca e sviluppo) le aziende corrono infatti il rischio di perdere competitivita’.
Passando al quadro macro, rispetto ai mesi scorsi l’economia USA non ha fatto significativi passi avanti. Le condizioni del comparto manifatturiero e del mercato del lavoro rimangono deboli.
L’eccesso di capacita’ produttiva, specie tra le aziende hi-tech, allontana ulteriormente la possibilita’ di una convincente ripresa degli investimenti, mentre il calo della crescita dei salari reali potrebbe iniziare a deprimere i consumi.
In questo contesto, la possibilita’ di una ripresa sostenuta dei mercati finanziari appare meno scontata.