L’azionario non riesce nell’impresa di mettere a segno la piu’ lunga serie positiva da novembre con gli indici che, colpiti dalle prese di beneficio, proprio sul finale bruciano i guadagni accumulati in giornata. Il Dow Jones chiude in ribasso dello 0.10% a 7216.97 punti, l’S&P 500 cede lo 0.35% a 753.90 punti. Piu’ pesante il calo del Nasdaq, debole per tutta la seduta. Il paniere dei tecnologici lascia sul terreno l’1.92% a quota 1404.02.
Le parole rassicuranti del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e le buone notizie giunte dal comparto bancario non sono riuscite a placare i timori secondo cui gli Stati Uniti si starebbero dirigendo verso la prima depressione dopo settant’anni.
Secondo Jack Ablin, chief investment officer di Harris Private Bank, che gestisce oltre 60 miliardi di dollari, alla base degli ultimi giorni di rialzi ci sarebbe il crescente ottimismo sullo stato di salute del settore finanziario: “il cuore del problema rimane il sistema bancario e le notizie che giungono da quel settore suggeriscono che potremmo aver voltato pagina”.
Nell’ultima settimana diversi colossi bancari, da Citigroup e Bank of America, a JP Morgan e Barclays, hanno annunciato un ritorno alla profittabilita’ all’inizio dell’anno e i dati del governo indicano che le vendite al dettaglio negli Stati Uniti potrebbero essersi stabilizzate dopo una contrazione lunga sei mesi.
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Mentre l’amministrazione e’ all’opera per mettere a punto gli ultimi dettagli del piano di salvataggio delle banche, in un’intervista concessa al canale Cbs, Bernanke ha detto che che la recessione potrebbe terminare alla fine dell’anno se il programma avra’ successo. Ma il numero uno della Fed ha anche avvertito che il compito e’ difficile e che il governo dovrebbe permettere agli istituti bancari di concedere prestiti piu’ liberamente, facendo si’ che i mercati finanziari tornino a funzionare regolarmente.
In settimana il Tesoro dovrebbe fornire informazioni aggiuntive sul piano da mille miliardi di dollari che ha l’obiettivo di rilevare gli asset tossici delle banche, alla base della crisi. Questa settimana e’ atteso anche l’inizio della prima fase del programma della Fed da mille miliardi volto a rilanciare il mercato del credito al consimo e alle aziende.
Per il mercato del lavoro Usa probabilmente ci vorra’ del tempo prima che il peggio sia lasciato alle spalle e le perdite bancarie da investimenti in prestiti e proprieta’ immobiliari probabilmente sono destinate a salire ancora, secondo gli analisti. Bernanke ha precisato che e’ molto possibile che il tasso di disoccupazione superi il 10%. Per trovare un livello simile bisogna risalire al 1983.
E le cifre macroeconomiche giunte in giornata confermano che l’economia e’ ancora in difficolta’. L’ultimo aggiornamento sull’attivita’ manifatturiera nell’area di New York e’ risultato peggiore delle attese, mentre la produzione industriale ha registrato una nuova contrazione, accompagnata da un tonfo della capacita’ di utilizzazione degli impianti ai minimi assoluti.
Tra i singoli titoli, si fa particolarmente pesante la flessione di General Motors (-7%). Guardando invece ai singoli settori, ben comprati i finanziari, con il benchmark settoriale KBW Bank, che comprende i 24 principali istituti bancari del paese, che fa un balzo di quasi 6 punti percentuali. Citigroup chiude in progresso del 30%, Bank of America di oltre il 7%.
Seduta difficile sin dalle prime battute invece i titoli del comparto hi-tech, in particolare i semiconduttori, tra cui Intel (oltre -3%). “I tecnologici hanno messo a segno forti rimbalzi nelle ultime settimane grazie ai loro bilanci solidi, percio’ ora probabilmente c’e’ chi sta spostando i propri portafogli nel piu’ speculativo settore finanziario”, sostiene Ablin. SanDisk, il maggiore produttore di chiavi di memoria usb, scivola di oltre nove punti percentuali dopo il downgrade di Bank of America a “Underperform”.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico il greggio si porta sui massimi di dieci settimane, oltre i 47 dollari il barile. I futures con consegna aprile salgono di $1.10 a $47.13 al barile. Sul valutario, in rialzo l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di lunedi’ il cambio tra le due valute e’ di 1.2967. In ribasso l’oro a $922.00 l’oncia (-$8.10). In flessione i prezzi dei Titoli di Stato Usa: il rendimento sul benchmark decennale sale al 2.9510% dal 2.8850% della chiusura di venerdi’.