Dopo il forte rialzo registrato in avvio di seduta, gli indici americani hanno invertito rotta ed a meta’ giornata sono contrastati. Il Dow Jones guadagna lo 0,14% a 6.603, l’S&P500 e’ piatto a 682,50, il Nasdaq segna –0,98% a 1.286. Il dato sull’occupazione relativo al mese di febbraio (-651 mila posti) e’ risultato sostanzialmente in linea con le attese degli analisti, ma il tasso di disoccupazione e’ balzato
all’8.1%, attestandosi ai massimi livelli dal 1983, oltre le attese del mercato che erano per un rialzo al 7.9%.
Le condizioni del mercato del lavoro restano pertanto deboli e, secondo gli analisti, potrebbero peggiorare nei prossimi mesi. Gia’ piegate dal limitato accesso ai prestiti bancari e dalla continua svalutazione degli immobili, le famiglie americane continuano cosi’ ad essere pressate da un numero sempre crescente di licenziamenti.
E’ chiaro che nel tentativo di superare la crisi, le aziende statunitensi stanno cercando di limitare i costi riducendo la forza lavoro. La preoccupazione principale a questo punto e’ che a risentirne possano essere direttamente i consumi (che contano per circa due terzi dell’intera economia americana), allungando ulteriormente i tempi di recupero.
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Tra i singoli titoli, riflettori puntati nuovamente sulla casa automobilistica General Motors. I vertici dell’azienda sembrano essere maggiormente propensi all’ingresso in una fase di amministrazione controllata, supportata dal governo. Il titolo continua a cedere terreno, scivolando a nuovi minimi di 75 anni, realizzando una perdita giornaliera superiore al 22%.
Tra i finanziari, si distingue in positivo la banca Wells Fargo, dopo aver annunciato una riduzione del dividendo a 5 centesimi per azione dai precedenti $0.34. Citigroup e Bank of America hanno gia’ in passato ridotto il rispettivo dividendo trimestrale ad 1 centesimo per azione.
In calendario e’ ancora presente l’aggiornamento sul credito al consumo, che verra’ rilasciato alle 21 ora italiana. Secondo molti analisti, a causa dei maggiori standard di sicurezza adottati negli ultimi mesi dalla banche per la concessione dei prestiti, il dato potrebbe subire un’ulteriore contrazione a gennaio.