Seduta nel segno della volatilita’ per gli indici americani. Dopo essere arretrati con forza in seguito al rilascio del rapporto occupazionale che ha segnato una fortissima perdita di posti di lavoro nell’ultimo mese, i listini hanno invertito rotta chiudendo in positivo guidati al rialzo dal comparto finanziario. Le speranze di un intervento sui mercati da parte del governo e le rassicurazioni offerte dal gruppo Hartford Financial Services sono state sufficienti a permettere ai listini di recuperare terreno nonostante le pessime notizie macro.
Il Dow Jones, in calo di 258 punti ai minimi giornalieri, ha guadagnato il 3.09% a 8635, l’S&P500 il 3.66% a 876, il Nasdaq e’ avanzato del 4.41% a 1509. La performance settimanale e’ rispettivamente pari a -1.9%, -2.1% e -0.75%. Sono proseguite le vendite sulle commodities: il greggio ha chiuso al di sotto dei $41, con una perdita settimanale del 25%. Sul fronte societario a polarizzare l’attenzione degli operatori e’ stato ancora una volta il comparto dell’auto.
Il titolo della societa’ assicurativa, fornitrice di servizi finanziari, Hartford Financial e’ schizzato di oltre il 100% nella sola seduta odierna spingendo al rialzo l’intero comparto assicurativo e l’intero settore bancario. L’azienda ha confermato la buona fase del prorio business nonostante la crisi e migliorato le prospettive sui risultati fiscali dei prossimi mesi. Il rally ha interessato diversi titoli del settore tra cui Prudential, MetLife e Genworth. Lo spider del settore finanziario (XLF) e’ schizzato al rialzo di oltre 6 punti percentuali.
Il quadro economico resta pero’ alquanto preoccupante. Il pessimo rapporto occupazionale ha evidenziato una mostruosa perdita di posti di lavoro, la quarta maggiore da quando i dati hanno iniziato ad essere collezionati (1939). Nel mese di novembre gli Stati Uniti hanno infatti perso 533 mila posti, nettamente al di sopra delle attese degli economisti che erano per una perdita piu’ contenuta pari a 350 mila unita’.
Si tratta di numeri preoccupanti che confermano la difficile situazione che continua a vivere l’America. La recessione continua a rappresentare una minaccia, la maggior parte degli analisti e degli investitori sono sempre piu’ preoccupati sulle prospettive aziendali e sulla spesa dei consumatori. La Fed potrebbe intervenire
con misure “non convenzionali” per attutire il colpo e rilanciare la ripresa, in vista del meeting sui tassi d’interesse previsto a meta’ dicembre.
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Il trend sta interessando numerosi settori, solo nell’ultima settimana sono stati comunicati tagli al personale da parte di AT&T (telefonia), Du Punt (settore chimico), ViaCom (media), Carlyle (private equity). Le richieste di sussidio da parte dei disoccupati continuano a viaggiare al di sopra del mezzo milione, soffrea anche il settore privato, che nell’ultimo mese ha subito una perdita di 250 mila posti, anche in questo caso ben oltre le attese degli economisti.
Gli analisti sono divisi sulla futura direzione dei listini. Per Leo Grohowski, chief investment officer di Bank of New York Mellon Wealth Management, “ci troviamo in una situaizone critica con un brutto outlook economico, ma gran parte di questo e’ gia’ riflesso nell’attuale valutaizone del mercato”. Meno ottimisti altri operatori secondo cui “nessuno e’ intenzionato a costruire posizioni di lungo periodo sul mercato, almeno fino a che non si assistera’ ad una serie di notizie positive dal fronte del lavoro”. “Il panico finanziario ha messo in ginocchio l’economia e adesso si stanno iniziando a vedere gli effetti su vasta scala”.
L’indice S&P500, il listino “benchmark” dell’azionario statunitense e’ ancora in ribasso di circa il 40% dall’inizio dell’anno ed e’ posizionato ad archiviare l’anno con la peggiore performance dal 1931 dopo che il collasso del mercato dei mutui subprime ha ridotto i profitti delle aziende per cinque trimestri consecutivi.
Sul fronte societario, ad occcupare la scena anche oggi e’ stato il comparto dell’auto: i vertici di GM, Ford e Chrysler sono intervenuti nuovamente in un’audizione al Congresso per cercare di convincere i governatori a concedere il prestito ponte (il cui valore e’ cresciuto a $34 miliardi dai precedenti $28) che permetterebbe alle aziende di proseguire le regolari operazioni. Poco variati i titoli: GM ha chiuso con una perdita dell’1.7% mentre F ha guadagnato l’1.8%.
Nel settore aerospaziale, alcune pressioni hanno interessato il colosso Boeing. Il Wall Street Journal ha riportato infatti che i nuovi modelli 787 Dreamliner potrebbero subire un ulteriore ritardo nelle consegne; il titolo e’ arrivato a segnare una perdita del 7% prima di invertire rotta e chiudere in positivo. Nel comparto retail, la societa’ di abbigliamento Guess ha riportato risultati trimestrali migliori del consensus, l’azione e’ avanzanta di oltre il 6%.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico in netto calo il petrolio, sceso ai minimi di 4 anni e mezzo. I futures con consegna gennaio hanno archiviato la seduta in ribasso di $2.85 a $40.81 al barile. Sul valutario, recupero dell’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.2736. In ribasso l’oro: i futures con consegna febbraio sul metallo prezioso hanno perso $13.30 a $752.20 l’oncia. In calo i Titoli di Stato Usa. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 2.6570% dal 2.57% di giovedi’.
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