Giornata pesante per i mercati americani, colpiti da una raffica di vendite innescate dalle preoccupazioni su un rallentamento della crescita economica e dai timori di nuovi rialzi dei tassi d’interesse. Il Dow Jones ha ceduto l’1.19% a 10.317, l’S&P500 l’1.49 %a 1.196, il Nasdaq e’ arretrato dell’1.70% a 2.103. I listini, scesi ai minimi di diversi mesi, hanno chiuso ai livelli piu’ bassi della giornata su volumi di scambi molto superiori alla media.
I trader osservano che si e’ trattato di una seduta particolarmente negativa anche per gli sviluppi preoccupanti del quadro tecnico. Gli indici hanno infatti violato importanti supporti, che reggevano da diversi mesi. Oggi hanno chiuso in rosso praticametne tutti I settori. Neanche il calo del petrolio, sceso per la quarta seduta consecutiva, e’ riuscito a dare un sostegno agli indici. L’assenza di nuovi comparti leader del mercato e di una rotazione verso nuove aree, riferiscono i primi commenti a caldo, rappresenta un fatto preoccupante.
A scatenare gli ordini di vendite sono stati in primo luogo i dati deludenti giunti dal comparto dei servizi. Nel mese di settembre, l’indice ISM non manifatturiero e’ sceso ad un tasso che non si vedeva da 16 mesi a quota 53.3 punti, minimo dall’aprile 2003. Il settore, ricordiamo, occupa circa l’80% della forza lavoro degli Stati Uniti.
A contribuire alla marcata flessione dell’indicatore sono stati gli effetti degli ultimi due uragani, che hanno colpito il Sud Est degli Stati Uniti rallentando la produzione e mandando alle stelle i prezzi energetici. Secondo gli esperti, il comparto dei servizi sara’ quello che risentira’ maggiormente del rincaro dei prezzi petroliferi, e quello di oggi e’ uno dei primi segnali di conferma.
Le prospettive di un’economia in rallentamento e le preocupazioni per l’aumento di inflazione e tassi d’interesse, riaccese dalle recenti dichiarazioni di esponenti della Fed, sono la combinazione peggiore per i mercati azionari ed obbligazionari. Nonostante il forte impatto economico che Rita e Katrina hanno avuto sugli Usa, la Banca Centrale Americana e’ orientata a proseguire la sua politica monetaria restrittiva per contenere le pressioni inflazionistiche.
L’unica nota positiva della giornata e’ arrivata dal comparto energetico. Il petrolio ha esteso le perdite avviate ad inizio di settimana scendendo sotto i $63 e segnando un nuovo minimo di due mesi. I contratti futures con scadenza novembre hanno chiuso la seduta in ribasso di $1.11 (-1.7%) a quota $62.79 al barile. Il calo della domanda per prodotti petroliferi ha fatto si’ che le scorte settimanali di greggio scendessero in maniera inferiore rispetto a quanto previsto dagli analisti.
Passando alla cronaca societaraia, sotto i riflettori le societa’ del settore auto General Motors, che ha annunciato la vendita della quota di Fuji Heavy Industries (proprietaria di Subaru) e Delphi Auto: quest’ultima ha perso un altro 10% e si avvicina sempre di piu’ al rischio di bancarotta.
Contrastate le notizie sugli utili societari. Yum Brands, l’operatore americano di grosse catene fast food, ha rivisto al rialzo le previsioni sul 2005 mentre la rivale Wendy’s ha tagliato le stime sui risultati finanziari del prossimo trimestre.
All’interno del Dow Jones hanno registrato i maggiori ribassi, oltre a General Motors, anche Hewlett Packard, Exxon Mobil e Caterpillar. L’unica societa’ che e’ riuscita a chiudere in rialzo e’ stata American Express, avanzata dello 0.52%.
Vedi decine di small e medium cap in forte crescita segnalate da
WSI nella rubrica Titoli Caldi, una delle 10 sezioni in tempo reale
riservate agli abbonati a INSIDER. Se non sei gia’ abbonato, clicca sul
link INSIDER
Sugli altri mercati, l’euro ha recuperato sul dollaro. Nel tardo pomeriggio di mercoledi’ a New York il cambio tra le due valute e’ $1.1964. Invariato l’oro per la terza sessione consecutiva. Il future con scadenza dicembre si e’ attestato a quota $469.30 all’oncia. In leggero rialzo, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.35% dal 4.37% di martedi’.