L’ondata di vendite che nella mattinata ha messo in ginocchio le piazze mondiali non ha risparmiato neanche Wall Street, costretta ad incassare un altro duro colpo dopo le perdite accentuate della scorsa settimana. I listini sono comunque riusciti a limitare il danno grazie ad un recupero dai minimi maturato nell’ultima ora di scambi. Il Dow Jones ha chiuso in ribasso del 3.58% (-7.8% al bottom intraday) a 9955, al di sotto della soglia psicologica dei 10000 punti per la prima volta dall’ottobre 2004. Nessun componente dell’indice industriale e’ riuscito a chiudere in territorio positivo. Il listino tecnologico Nasdaq ha archiviato la sessione con una perdita del 4.34% (-8.8% ai minimi) a 1862, scivolato al peggior livello dal 6 settembre 2004, mentre l’S&P500, in ribasso -3.85% a 1056, e’ scivolato durante le contrattazioni ad un minimo che non si vedeva dal 21 novembre 2003. A preoccupare gli investitori e’ l’estensione della crisi del credito a livello globale, a soffrire sono le piazze finanziarie di tutto il mondo.
E’ evidente che gli investitori non credono nel piano di salvataggio da $700 miliardi firmato da Bush la scorsa settimana nell’intento di risolvere la crisi finanziaria e rilanciare l’economia. L’indice della volatilita’ (il VIX), un valido indicatore del sentiment degli operatori, ha superato oggi la barriera dei 50 punti, raggiungendo i massimi livelli dal 16 ottobre 1989, a conferma della forte incertezza e della paura sui mercati.
Il nervosismo sui mercati si e’ intensificato in parallelo agli ultimi sviluppi in Europa, dove dopo essere fallito il tentativo di accordo su un piano di salvataggio simile a quello americano, la Germania e’ intervenuta in soccorso di Hypo Re con un finanziamento da 50 miliardi di euro per evitare il crack della banca, garantendo inoltre i depositi dei risparmiatori nel tentativo di allentare le tensioni sui mercati. Un’operazione simile e’ seguita in Irlanda ed in Grecia. Anche Danimarca, Austria e Svezia hanno incrementato le misure di protezione dei risparmatori in riferimento ai depositi bancari. Il Belgio e il Lussemburgo hanno supportato l’operazione di vendita di Fortis in favore della francese BNP Paripas, dopo che un precedente intervento del governo si era dimostrato vano nel garantire la stabilita’ dell’istituto.
Bilancio pesantissimo a fine giornata, $2.500 miliardi sono andati in fumo a livello globale. Tokyo ha chiuso con un ribasso giornaliero del 4.5%, Londra -7.85%, Parigi -9.04%, Francoforte -9.14%; A precipitare e’ stata anche Mosca, dove le contrattazioni sono state nuovamente sospese per eccesso di ribasso con il Micex arrivato a segnare una perdita del 19%. Ribasso pari all’11% in Brasile, anche in questo caso il trading ha subito diverse sospensioni per il forte calo. In Italia l’S&P/Mib ha chiuso con una perdita dell’8.24%, ai minimi assoluti.
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“Stiamo assistendo ad un ‘panic-selling’ in questo momento” ha affermato Javier Barrio, head of equity sales del Banco BPI. “I governi stanno facendo di tutto per calmare le paure degli investitori, ma il sentiment resta debole”. “Il fatto che il Dow abbia violato la soglia dei 10000 punti ha senza dubbio un valore psicologico” sostiene Owen Fitzpatrick, head of U.S. equity di Deutsche Bank. “Tuttavia gli operatori prestano attenzione a tutt’altro ora: economia e liquidita’”.
Negli Usa, la Federal Reserve ha annunciato che raddoppiera’ (portando da $450 a $900 miliardi) l’importo da assegnare all banche commerciali nell’ ambito delle operazioni di TAF (Term Auction Facility), e che iniziera’ a pagare interessi sulle riserve bancarie.
Bank of America ha raggiunto un accordo di modifica di alcuni suoi asset (un’operazione da $8.4 miliardi) con alcuni Stati nel tentativo di permettere ai clienti Countrywide (rilevata all’inizio dell’anno) di mantenere le proprie abitazioni. L’azione ha ceduto il 4.93%. Vendite su Citigroup (-3.43%), -27% per la banca regionale National City, nei giorni scorsi piu’ volte indicata come il prossimo gruppo a dover fallire. JP Morgan, la piu’ grossa banca statunitense in termini di depositi, ha lasciato sul terreno il 2.20%; UBS, la banca europea maggiormente investita dalla crisi del credito, ha ceduto il 7.02%, appesantita anche dalle previsioni di Oppenheimer secondo cui il gruppo riportera’ svalutazioni per latri $3.1 miliardi nel terzo trimestre.
Tra gli altri titoli in evidenza, sul fronte mergers & acquisitions, nel settore farmaceutico, Eli Lilly ha raggiunto un accordo per rilevare ImClone Systems per un controvalore di $6.5 miliardi, o $70 per azione da pagarsi in cash. Nel comparto alimentare, -3.10% per Coca-Cola, oggetto di downgrade da parte di Deutsche Bank a causa di un potenziale calo del volume di vendita sia negli Stati Uniti che all’estero. Nell’hi-tech, sell sul colosso delle aste online eBay, dopo aver annunciato un taglio della forza lavoro pari a circa il 10% del totale.
Sugli altri mercati, in ribasso il petrolio: i futures con consegna novembre hanno ceduto $6.07 a $87.81 al barile. Sul valutario, ancora in calo l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di lunedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.3520. Ondata di Buy sull’oro. I futures con consegna dicembre sul metallo prezioso hanno perso $33.00 a $866.20 l’oncia. Positivi infine i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.4260.
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