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WALL ST: LA SETTIMANA TERMINA MEGLIO DEL PREVISTO

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La settimana di Wall Street, iniziata martedi’ a causa della festivita’ del Labor Day (la festa del lavoro USA), si conclude con gli indici azionari nuovamente in ribasso. Le perdite sono state, tuttavia, molto piu’ contenute di quelle paventate dopo i primi giorni di contrattazioni, grazie al forte rally messo a segno dagli indici nella seduta di venerdi’.

L’indice dei titoli industriali Dow Jones ha chiuso a 8.427 punti, con una perdita settimanale del 2,73%. Dall’inizio dell’anno il Dow segna un ribasso del 16%; il calo rispetto allo scorso anno e’ invece del 12%.

Il Nasdaq ha ceduto 20 punti, pari all’1,5%, per chiudere a quota 1.295: l’indice dei titoli tecnologici questa settimana ha riportato le perdite piu’ basse.

Molti analisti, tuttavia, ritengono che qualunque avanzamento del Nasdaq dovrebbe essere visto solo come un rimbalzo tecnico, o emotivo, nell’assenza di reali miglioramenti dei fondamentali dell’high tech.

Dall’inizio del 2002 e’ il Nasdaq a condurre la classifica in negativo degli indici azionari, con un calo del 33%. Lo stesso discorso riguarda la performance su base annua: l’indice e’ infatti arretrato del 23%.

L’S&P500 ha ceduto il 2,4% rispetto alla chiusura di venerdi’ scorso, portandosi a 893 punti. La perdita dell’indice da inizio anno e’ del 22%. Rispetto allo stesso periodo del 2001 l’S&P500 e’ in ribasso del 17%.


































Performance settimanale dei listini
americani
Indici Valori al 6/9/2002 Variazioni ultima
settimana
Variazioni da inizio anno Variazioni ultimi 12 mesi
DJIA 8.427,20 -236,30
(-2,73%)
-1.594,3 (-15,91%) -1.178,65 (-12,27%)
S&P500 893,92 -22,15
(-2,42%)
-254,16 (-22,14%) -191.86 (-17,67%)
Nasdaq 1.295,30 -19,57 (-1,49%) -655,12 (-33,59%) -391,79 (-23,22%)
Fonte dati: Ufficio Studi
WallStreetItalia

Gli allarmi sugli utili lanciati da diverse societa’, le incertezze sulla ripresa economica e i timori di un imminente conflitto USA-Iraq sono state le cause principali del sell-off che si e’ abbattuto sui mercati.

L’ondata di vendite estiva ha determinato tutte le perdite del Dow di quest’anno e la stragrande maggioranza di quelle degli altri indici.

Dall’inizio dell’anno, secondo una ricerca dell’agenzia di rating Moody’s, nei mercati azionari sono stati bruciati circa $2,4 trilioni.

Agosto e’ stato il quinto mese consecutivo di ribassi. Settembre, storicamente il mese peggiore per i mercati finanziari, e’ iniziato fedele alla sua tradizione negativa.

I mercati azionari:

Le previsioni sul fatturato del terzo trimestre di Intel (INTC – Nasdaq), meno negative rispetto a quelle degli analisti, sono riuscite a ridare vigore al comparto hightech. Grazie al rialzo del 7% messo a segno venerdi’, il titolo ha chiuso la settimana con perdite limitate al 3%. Sull’indice dei semiconduttori (SOX) (-3,9%) hanno tuttavia pesato i warning di KLA-Tencor (KLAC – Nasdaq) e National Semi (NSM – Nyse), oltre alla nota negativa sui titoli del comparto da parte di Banc of America.

Molto consistente il recupero di Microsoft (MSFT – Nyse), dopo che la banca d’affari Bernstein ha alzato le stime sui risultati relativi al primo trimestre fiscale. Il titolo del colosso software ha trascinato in rialzo le azioni delle societa’ del settore: l’indice GSO ha cosi’ potuto archiviare una leggera crescita settimanale (+0,5%), snobbando i downgrade di SG Cowen su Siebel (SEBL – Nasdaq) e BEA Systems (BEAS – Nasdaq).

L’ondata di vendite nel settore hardware (GHA) (-2,3%) e’ stata solo in parte riassorbita nell’ultimo giorno di contrattazioni. Hewlett-Packard (HPQ), che nella seduta di venerdi’ ha registrato un guadagno del 5%, e’ riuscita a chiudere la settimana in lieve rialzo. Negativa, tuttavia, la performance settimanale delle rivali Dell (DELL – Nasdaq) e IBM (IBM – Nasdaq).

In calo anche i titoli finanziari, con l’indice DJ_FIN che segna -2,8%. Le indagini delle autorita’ Usa sulle procedure di assegnazione delle azioni in collocamento sul mercato (IPO) si e’ allargata da Salomon Smith Barney ad altri broker, tra cui Goldman Sachs (GS – Nyse) e Credit Suisse First Boston. Molto negativa la settimana per Citigroup (C), che ha registrato una perdita del 7,4%.

Il dato sulle vendite di auto del mese di agosto non e’ riuscito a risollevare i titoli del comparto. L’indice DJ_ATO ha ceduto in una settimana piu’ del 4%. Perdono DaimlerChrysler (DCX – Nyse), Ford (F – Nyse) e General Motors (GM – Nyse).

Sul Dow ha pesato la forte perdita della new entry R.J. Reynolds Tobacco Holdings (RJR – Nyse), la casa madre dell’omonima societa’ di sigarette, che venerdi’ ha annunciato un calo degli utili del terzo trimestre del 32% su base annua. La notizia ha trascinato al ribasso anche Philip Morris (MO – Nyse). In una settimana i due titoli hanno perso rispettivamente il 10% e il 7%.

In rialzo i titoli internet (GIN). L’upgrade sul credito del numero due mondiale dell’e-commerce Amazon.com (AMZN – Nasdaq) e’ riuscito a ridare slancio al settore.

Settimana positiva, infine, per Procter & Gamble e AT&T (T – Nyse).

I dati macroeconomici pubblicati in settimana:

  • ISM Manifatturiero. L’indice del settore manifatturiero nel mese di agosto si e’ attestato a quota 50,5, invariato rispetto a luglio. La crescita del comparto procede ad un passo molto lento ed alimenta le preoccupazioni sulla ripresa economica.
  • Spesa per le costruzioni. Il dato relativo a luglio e’ rimasto invariato rispetto al mese precedente, a quota $834 miliardi. Gli analisti prevedevano un calo dello 0,4%. Rispetto allo scorso anno si registra una riduzione nel livello di spesa di circa l’1%.
  • Produttivita’. La produttivita’ dell’economia Usa nel secondo trimestre e’ cresciuta dell’1,5%, in misura maggiore rispetto alla stima preliminare e alle aspettative degli economisti. Il dato mostra tuttavia una pronunciata riduzione rispetto alla crescita dell’8,6% del primo trimestre.
  • Sussidi di disoccupazione. Le richieste di nuovi sussidi della scorsa settimana si sono attestate a 403.000, in calo rispetto alle 411.000 unita’ della settimana precedente. Si tratta della prima flessione del dato dalla settimana conclusasi il 3 agosto. Il mercato del lavoro sembra in leggero miglioramento.
  • Ordini alle fabbriche. Il dato relativo a luglio ha registrato un aumento del 4,7%, a $327,58 miliardi. Si tratta della crescita maggiore dallo scorso ottobre. Gli ordini di beni strumentali, diversi dalla difesa e dagli aerei, hanno avuto un incremento del 3%: gli economisti ritengono che le aziende stiano cominciando ad avvertire maggiore ottimismo, e a sostituire le attrezzature obsolete.
  • ISM non manifatturiero. La crescita del settore servizi negli Usa ha di nuovo rallentato ad agosto, al piu’ basso tasso registrato dallo scorso gennaio. Il dato si e’ attestato a quota 50,9, contro il livello di 53,1 relativo a luglio. L’indicatore mostra comunque che il settore non manifatturiero e’ in espansione per il settimo mese consecutivo.
  • Occupazione. I nuovi dati relativi al mercato del lavoro sono piuttosto incoraggianti. Nel mese di agosto il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti si e’ attestato al 5,7%, in calo rispetto al 5,9% segnato a luglio. E’ il livello piu’ basso dallo scorso marzo. Il numero di nuovi occupati nel settore non agricolo e’ aumentato di 39.000 unita’.

Le obbligazioni:

I titoli di Stato americani hanno messo a segno un nuovo rialzo, anche se meno pronunciato rispetto a quello che si sarebbe ipotizzato a meta’ settimana. Il rally del mercato azionario di venerdi’ ha indotto molti investitori in bond ad incassare i profitti realizzati. I rendimenti sui titoli a 5 e 10 anni, che nel corso della settimana hanno toccato i livelli piu’ bassi da piu’ di 40 anni, hanno cosi’ nuovamente risalito la china.

Il rendimento sul Treasury a 5 anni, e’ passato dal 3,20% di fine settimana scorsa al 3,04% di venerdi’. Il rendimento sul Treasury a 10 anni, il benchmark della categoria, e’ passato dal 4,13% al 4,03%.

“Noi riteniamo che i rendimenti continueranno a calare” ha dichiarato Charles Van Vleet, direttore del fixed income presso la banca d’affari Credit Swiss Asset Management. “La crescita lenta e’ un problema mondiale”, ha aggiunto, e per questo motivo l’analista si attende che la Federal Reserve decidera’ di tagliare i tassi.

  • Tasso sui Treasury a 5 anni (FVX – CBOE)
  • Tasso sui Treasury a 10 anni (TNX – CBOE)

Sul fronte corporate, da segnalare che le emissioni di obbligazioni societarie sono riprese ad un passo sostenuto, dopo l’interruzione del mese di luglio. Il calo dei rendimenti rende il ricorso al finanziamento obbligazionario da parte delle aziende meno oneroso.

Tra le operazioni di maggiore importo avvenute questa setimana, le emissioni di bond di Chevron Texaco e IBM per un valore rispettivamente di $1,5 miliardi e $1,7 miliardi.

Il mercato valutario

Il forte calo del biglietto verde contro l’euro, cominciato sin dalle prime battute della settimana, e’ stato riassorbito grazie alla crescita del mercato azionario e al sopraggiungere di alcuni dati macroeconomici positivi.

Il cambio tra le due valute, che martedi’ aveva raggiunto quasi un livello di parita’, e’ passato dai $0,9829 della scorsa settimana a $0,9804 del tardo pomeriggio di venerdi’.

Le preoccupazioni relative ad una possibile guerra contro l’Iraq e l’incertezza dell’economia inducono tuttavia molti osservatori a ritenere che la parita’ tra le due monete sara’ raggiunta entro la fine del mese.

Gli investitori istituzionali sembrano avere rinnovato l’interesse a scommettere contro la moneta Usa. Dagli ultimi dati del Chicago Mercantile Exchange emerge un pronunciato incremento netto di posizioni corte sui contratti future sul dollaro.

Le conclusioni

Mentre l’America si appresta a commemorare l’anniversario delle stragi dell’11 settembre gli operatori continuano ad interrogarsi sullo stato dell’economia e sulle prospettive dei mercati finanziari Usa.

I dati contrastanti provenienti dal fronte macroeconomico non aiutano a fare chiarezza.
Il rapporto positivo sull’occupazione, realizzato venerdi’, e’ sicuramente un dato importante, ma i dubbi relativi alla reale presenza di una ripresa permangono.

Il comparto manifatturiero rallenta, la fiducia dei consumatori peggiora, gli investimenti delle aziende languono. Se a cio’ si aggiungono i timori di un nuovo conflitto, il quadro assume tinte ancora piu’ fosche.

Molto probabilmente l’economia americana non si trova in una fase di double-dip recession, come pretendono i piu’ pessimisti: il fatto che la crescita della produttivita’ ora si accompagni anche ad un miglioramento del mercato del lavoro, seppur timido, e’ piuttosto significativo.

La fase in cui versa e’ tuttavia delicata: il sopraggiungere di alcuni eventi negativi, come una guerra, un credit crunch o una deflazione dei prezzi delle abitazioni, tutti rischi che gli operatori ritengono reali, darebbe all’economia e ai mercati finanziari un colpo molto difficile da riassorbire, almeno nel breve termine.

*Americo Pietropaolo e’ analista finanziario di Wall Street Italia