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WALL ST. IN ROSSO, MA LA SETTIMANA RESTA POSITIVA

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L’azionario americano prende la strada dei ribassi nel pomeriggio, appesantita dal secondo giorno di cali dei finanziari, settore che veniva da un rally durato quasi due settimane. Il Nasdaq ha ceduto l’1.77% a 1457.27 punti, l’S&P 500 l’1.98% a quota 768.54. Il Dow Jones ha perso l’1.65% a 7273.38 punti, in una performance compromessa dale vendite generalizzate sul comparto bancario. Particolarmente deboli Bank of America (-10%) J.P. Morgan Chase (-7%) e American Express (-6%), mentre Fannie Mae e AIG scivolano di circa venti punti percentuali. L’indice del settore finanziario XLF cede il 5% circa.

Nonostante i cali odierni, i listini riescono a chiudere la settimana in rialzo per la seconda volta consecutiva, un evento che non succedeva da maggio 2008. Il DJIA chiude con una performance settimanale pari a +0.7%, l’S&P 500 sale dell’1,5%, il Nasdaq dell’1.8%. La settimana scorsa si era conclusa complessivamente con rialzi percentuali a due cifre.

I trader segnalano che i guadagni messi a segno dalle banche nelle ultime due settimane erano stati per lo piu’ guidati dagli investitori istituzionali come i fondi hedge. Tuttavia il graduale riassestamento del mercato ha spinto un numero sempre maggiore di piccoli investitori, che stanno lentamente riguadagnando l’appetito per il rischio, a tornare ad acquistare azioni. Molti pero’ tendono a tenersi completamente alla larga dalle banche, compromettendo cosi’ l’andamento delle ultime due sedute, preferendo investire piu’ che altro su utility e altri settori tradizionalmente difensivi.

“Stiamo assistendo ad un netto cambiamento rispetto a dieci giorni fa. Sono passato da ricevere chiamate di persone che chiedevano di uscire del tutto dalla partita, a persone che ora vogliono rientrare, in particolare puntando sulle blue-chip”, dice Thompson Phillips Jr., presidente di T.S. Phillips Investments.

Tra le rare note positive della giornata Citigroup, dopo che la travagliata banca ha annunciato che il direttore finanziario Gary Crittenden diventera’ presidente della divisione degli asset periferici. Prendera’ il suo posto Edward Kelly, al momento global banking chief dell’istituto.

Sugli indici si fa sentire il pesante calo di General Electric, che cede circa il 6%, dopo che gli analisti di Credit Suisse hanno tagliato le prospettive sugli utili per la conglomertata industriale. Su American Express si e’ abbattuta la scure di un broker, secondo cui la societa’ di carte di credito potrebbe riportare una perdita nei prossimi due anni e tagliare il dividendo.

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In controtendenza invece i farmaceutici: Merck registra un progresso di due punti percentuali circa dopo che gli analisti di Cowen hanno rivisto al rialzo la loro opinione sui titoli, citando il miglioramento della gamma di prodotti della societa’ in seguito alla futura fusione con Schering-Plough. Denaro sul colosso di prodotti di largo consumo Johnson & Johnson (oltre +3%) grazie all’approvazione giunta dalla Food Drug Administration su un nuovo anti coagulante prodotto dall’azienda in collaborazione con Bayer.

Ericsson perde oltre il 10% in Borsa dopo che la venture nei telefoni cellulari con Sony ha annunciato che nell’ultimo trimestre potrebbe riportare una perdita fino a 360 milioni di euro, mentre il produttore americano di computer palmari, Palm, ha riportato una perdita trimestrale pari a $98 milioni. Il titolo pero’ sale del 2%.

Cattive notizie giungono anche da Xerox, con la produttrice di stampanti e fotocopiatrici che ha tagliato le stime sugli utili del primo trimestre di circa l’80% a causa dei costi di ristrutturazione e del rallentamento delle spese nel settore tecnologico. Il titolo chiude in calo del 18.7%.

Sugli altri mercati, ritraccia il greggio dopo il balzo di ieri sui massimi di quattro mesi. I contratti con consegna aprile sono scesi di $0.55 a $51.06 dollari. Sul valutario, l’euro perde leggermente terreno nei confronti della controparte americana. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ il cambio tra le due valute e’ di 1.3563. Rallenta il passo l’oro a quota $956.20 l’oncia (-$2.60). In calo i prezzi dei Titoli di Stato Usa: il rendimento sul benchmark decennale e’ salito al 2.6250% dal 2.5970% della chiusura di giovedi’.