I listini azionari archiviano una seduta altalenante in lieve ribasso, nonostante il sorprendente aggiornamento sulla fiducia dei consumatori e il calo piu’ contenuto del previsto dei prezzi delle case. I dati macro non sono infatti riusciti a mettere in secondo piano le preoccupazioni sulla liquidita’ delle banche e sull’impatto dell’epidemia di influenza suina, che ha provocato la morte di centinaia di persone in Messico e che molti temono possa compromettere il recupero dell’economia. Il Dow Jones ha ceduto lo 0.10% a 8016, l’S&P500 lo 0.27% a 855, il Nasdaq ha lasciato sul terreno lo 0.33% a 1673.
Il paniere allargato S&P500 ha messo a segno un rialzo del 27% dal 9 marzo, sostenuto dai risultati migliori delle attese di diverse blue chip, tra cui American Express e Ford Motor. Da un po’ di tempo a questa parte si sta facendo piede tra gli operatori l’idea che il piano studiato dal Segretario al Tesoro Timothy Geithner per rifinanziare l’acquisto di sino a mille miliardi di asset illiquidi delle banche, finira’ per essere decisivo nel far uscire l’economia dalla recessione.
Guidano il Dow Jones AT&T e Kraft Foods, dopo che l’indice del Conference Board che misura la fiducia dei consumatori ha mostrato un incremento inatteso in aprile, il maggiore da novembre 2005. Di tutt’altro tenore invece le prove di Bank of America e Citigroup, penalizzate sin dall’avvio dalle indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal secondo cui dagli “stress test” del governo sarebbe emerso che i due istituti finanziari avrebbero bisogno di un aumento di capitale.
Se da un lato il 68% delle societa’ dell’S&P 500 ha battuto le stime degli analisti nel primo trimestre in materia di profitti, dall’altro gli analisti prevedono che gli utili in media scenderanno da qui a settembre, cedendo il 34% nel primo trimestre e il 33% nel secondo. Una serie di aziende di vendite al dettaglio, catene di ristoranti, societa’ alberghiere e altri titoli legati ai consumi ha realizzato comunque guadagni medi in giornata pari a circa l’1.2%.
Un altro segnale “incoraggiante” giunto dal fronte macro riguarda il comparto immobiliare. La contrazione dei prezzi delle case nelle 20 citta’ principali degli Stati Uniti in febbraio e’ stata inferiore al mese precedente per la prima volta dal 2007, un segnale che il mercato immobiliare potrebbe essere vicino ad una stabilizzazione.
Tra le notizie societarie, il gigante informatico International Business Machines ha messo a segno un progresso del 2% circa dopo aver annunciato di aver alzato il dividendo del 10% da 50 a 55 centesimi e di aver aumentato di $3 miliardi la cifra prevista dal piano di riacquisto di azioni proprie. In gran spolvero Office Depot (+11%): l’azienda retail conquista la vetta dell’S&P500 nel giorno in cui ha riportato risultati fiscali nettamente migliori delle attese degli analisti.
Sul fronte dei ribassi, Bank of America perde l’8.6%, mentre Citigroup il 5.86%. Le due banche contano di sollevare un’obiezione circa i risultati prelimari dei test condotti dalla Federal Reserve sulle 19 principali banche del Paese, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. Richard Tesvich, portavoce di Citi a Hong Kong, si e’ rifiutato di commentare le indiscrezioni, cosi’ come ha fatto la portavoce di Bank of America a Londra, Elizabeth Wood. La carenza di capitale di Bank of America dovrebbe ammontare a diversi miliardi di dollari, secondo il Wall Street Journal. Secondo un analista la banca potrebbe aver bisogno di $70 miliardi. La societa’ del North Carolina e quella di New York hanno gia’ ricevuto in totale $90 miliardi in aiuti federali.
Scivolone di General Motors dopo i forti guadagni della vigilia. Sul titolo, schiacciato in fondo al paniere delle blue chip con una flessione di oltre l’11%, gravano le notizie secondo cui gli obbligazionisti avrebbero giudicato irragionevole l’offerta per la conversione del debito di $27 miliardi in azioni comuni, spiegando che la proposta mostra dei favoritismi politici verso alcuni creditori piuttosto che verso altri.
Sugli altri mercati, il contratto sul petrolio Usa con consegna a giugno ha lasciato sul campo $0.22 (-0.4%), scivolando a quota $49.92 al barile. Sul valutario, si rafforza l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.3146. Ancora in calo l’oro: i futures con consegna giugno sul metallo prezioso hanno perso $14.60 a $893.60 l’oncia. In flessione, infine, i Titoli di Stato Usa. Il rendimento sul benchmark a 10 anni e’ salito al 3.0020% dal 2.9210% di lunedi’.