Avvio di settimana all’insegna dell’incertezza per la Borsa statunitense, afflitta in particolare dall’andamento positivo del dollaro, che sta estendendo i guadagni dell’1.7% registrati venerdi’.
La notizia piu’ rilevante di giornata riguarda Citigroup. Un articolo pubblicato dal Financial Times segnala che il travagliato istituto spera di ottenere il via libera delle autorita’ di controllo Usa per poter restituire i $20 miliardi di prestiti ricevuti nell’ambito del piano di salvataggio TARP. lntanto il Kuwait ha deciso di vendere una quota da $4.1 miliardi che detiene in Citi.
La settimana scorsa la rivale Bank of America ha reso noto che si impegnera’ a restituire i $45 mliardi di prestiti federali. Secondo il Wall Street Journal l’ammontare complessivo degli aiuti TARP potrebbe essere ridotto di $200 miliardi. L’amministrazione Obama dovrebbe quindi utilizzare parte dei risparmi ottenuti per finanziare le iniziative volte alla creazione di posti di lavoro.
Sempre restando in ambito bancario, la Gran Bretagna sta valutando nuove misure fiscali restrittive da apportare ai bonus diretti ai top manager, mentre secondo quanto appreso dal Wall Street Journal, cinque alti dirigenti di American International Group avrebbero annunciato di essere pronti a fare le valigie se i compensi a loro rivolti dovessero venire tagliati in maniera troppo esagerata dagli Stati Uniti.
In Borsa la seduta e’ altalenante per il settore bancario in mattinata, con molti investitori consapevoli del fatto che i problemi per il settore non sono del tutto finiti. Colpiti dalla lettera anche le societa’ produttrici di oro, che venerdi’ hanno perso quasi il 7%.
Nel frattempo sono sotto forte pressione i contratti sulle materie prime, con il CRB Commodity Index che attualmente cede lo 0.8% sui minimi di seduta. L’asset a subire le perdite piu’ pesanti e’ l’oro, che accusa una contrazione del 2% dopo il -4% di venerdi’. Al momento il metallo prezioso vale meno di $1140 l’oncia. Non va meglio al greggio, con i futures che scivolano in area $74 al barile.
I timori secondo cui il prossimo anno gli Stati Uniti si troveranno di fronte ad una stretta monetaria hanno inflitto un duro colpo ai listini proprio nel giorno dell’intervento all’Economic Club di Washington del presidente della Fed, che alle 18 italiane attirera’ tutti gli occhi su di se’.
Wall Street viene da due settimane positive di fila, con il mercato che si appresta a chiudere l’anno con il miglior risultato dal 2003, dopo che il 2008 e’ stato uno dei periodi peggiori della storia recente per le Borse. Va sottolineato che fino a meta’ marzo sembrava sicuro che anche il 2009 sarebbe stato un anno nero per i listini.
In attesa di Bernanke, Il dollaro continua la sua fase di accelerazione nei confronti dell’euro ma arretra contro lo yen giapponese, che alcuni analisti vedono come la valuta che potrebbe diventare l’obiettivo di una nuova ondata di operazioni di carry trade, ovvero quando gli investitori prendono in presto monete a basso rendimento (come il dollaro) per reinvestirle altrove.
Sugli altri mercati, sull’energetico cede terreno il greggio. Al momento i futures con consegna dicembre cedono $1.26 a quota $74.21 il barile. Sul valutario il dollaro avanzaa contro l’euro, con la moneta unica che scende a quota $1.4800. In flessione i prezzi dell’oro: i futures con scadenza dicembre segnano un calo di $29.90 a quota $1139.60 l’oncia. In progresso i prezzi dei Titoli di Stato, con il rendimento sul benchmark decennale che e’ sceso al 3.4600% dal 3.4830% di venerdi’.