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WALL ST: IL RECUPERO DEL GREGGIO ROVINA LA FESTA

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Dopo aver iniziato la seduta in territorio positivo, gli indici sono arretrati nelle ultime ore di scambi per chiudere la sessione contrastati. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.39% a 11253, l’S&P500 lo 0.18% a 1305, il tecnologico Nasdaq e’ arretrato dello 0.53% a 2299. A fare da contraltare ai buoni dati macro, che hanno confermato un calo dell’inflazione, e’ stato il forte recupero del greggio, schizzato ai massimi livelli di cinque settimane.

Nel mese di febbraio, l’attesissimo dato sui prezzi al consumo e’ risultato in aumento di un modesto 0.1%, rispettando le attese degli analisti, in netto calo rispetto al mese precedente in cui era cresciuto dello 0.7%. Ad offrire una maggiore nota positiva e’ stato l’aumento inferiore alle attese della versione “core” del dato (depurata dei fattori piu’ volatili come energia e alimenti), avanzata dello 0.1% contro le stime di +0.2%.

Il dato ha cosi’ affievolito le paure che la Federal Reserve si possa spingere, nella politica monetaria adottata da quasi due anni, ad un livello che possa danneggiare gli investimenti aziendali e la spesa dei consumatori, e quindi il sistema economico.

Si rafforzano, cosi’, le speranze di uno stop al ciclo rialzista sul costo del denaro, che al momento e’ al 4.5%. La maggior parte degli analisti prevede uno, o al massimo due, rialzi sui fed funds, di un quarto di punto percentuale.

Dagli altri dati in calendario e’ emerso un rallentamento del settore immobiliare (i nuovi cantieri edili a febbraio sono scesi del 7.1%) ed un lieve aumento delle nuove richieste per sussidi di disoccupazione, salite di 5 mila unita’ a quota 309 mila.

In calo rispetto al mese precedente il Philadelphia Fed, ovvero l’indice che misura l’andamento dell’attivita’ manifatturiera nell’area di Philadeplhia, a marzo sceso a 12.3 punti dai 15.4 del mese precedente (consensus 13).

A pesare sui listini e’ stato il recupero del greggio delle ultime ore, arrivato a toccare un massimo intraday di $63.90 al barile, massimo livello dallo scorso 10 febbraio. Ad innescare il rally dell’oro nero sarebbero state le rinnovate tensioni sulla situazione geopolitica in Iran e l’ultimo attacco di grosse dimensioni (le maggiori dal 2003) da parte degli Usa in Iraq. Al termine della seduta, il petrolio ha chiuso in progresso di oltre il 2% ($1.41) a quota $63.58.

Per la cronaca societaria, ancora sotto i riflettori il comparto bancario/finanziario. Dopo le ottime trimestrali di Goldman Sachs e Lehman Brothers, anche Bear Stearns ha diffuso numeri superiori alle attese di Wall Street: gli utili sono cresciuti del 36.6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e i ricavi sono risultati in aumento del 18.9%.

Dopo essere avanzato nelle prime battute, sul titolo hanno iniziato a prevalere le vendite, cosi’ come accaduto mercoledi’ per Lehman Brothers: nonostante i numeri positivi, a pesare sulla performance del titolo e’ stato il paragone con i brillanti risultati di GS, diffusi due giorni prima.

Recupero dell’ultima ora per il titolo della casa automobilistica Ford Motor, penalizzato dal downgrade emesso dagli analisti di JP Morgan a Underweight e sempre in ribasso fino a pochi minuti dalla conclusione delle contrattazioni. Le azioni F hanno chiuso in rialzo dell’1% grazie ad un’improvvisa impennata..

Tra i titoli del Dow Jones, in progresso di quasi l’1% il titolo del colosso assicurativo American International Group, in vista della trimestrale che sara’ comunicata subito dopo la chiusura delle borse. In rialzo anche Wal-Mart, Home Depot, Boeing e 3M Company. I maggiori ribassi li realizzano Honeywell, Procter & Gamble e AT&T.

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Sugli altri mercati, ha guadagnato leggermente terreno l’oro. I contratti futures con scadenza aprile sono avanzati di $1.00 a quota $555.40 all’oncia. Sul valutario, in netto progresso l’euro nei confronti del dollaro, sulla possibilita’ di una pausa della Banca Centrale Usa sul rialzo dei tassi. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York, il cambio tra le due valute e’ a quota 1.2174. In netto rialzo, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ piombato al 4.64% dal 4.73% di mercoledi’.