In chiusura gli indici azionari americani hanno esteso i guadagni, condizionati dal netto progresso dei titoli tecnologici e dalla flessione del greggio. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.58% a 10136, l’S&P 500 lo 0.43% a 1114 e il Nasdaq l’1.29% a 1893.
Non ha suscitato reazioni degne di nota il dato sul Prodotto Interno Lordo diffuso prima dell’apertura delle borse. Il dato definitivo riferito al secondo trimestre ha evidenziato una crescita dell’economia americana pari al 3.3%, contro il 2.8% della versione preliminare. Il progresso e’ inoltre superiore alle stime degli analisti che si aspettavano un +3.0%. L’ultima lettura dell’indicatore alimenta pero’ i timori di fiammate inflazionistiche, soprattutto come conseguenza dei forti ricari dei prezzi energetici. In tale contesto si fa piu’ verosimile un nuovo intervento della Federal Reserve sul costo del denaro. Le probabilita’ assegnate oggi dai future sui fed fund a un aumento dei tassi di interesse al 2% in occasione dell’incontro del Fomc del 10 novembre sono salite al 90% dall’84% di martedi’.
Una ventata di buonumore e’ arrivata questa volta dal petrolio. Alle ore 16:30 ora italiana il Dipartimento dell’Energia americano ha pubblicato i dati settimanali sulla disponibilita’ di greggio. Nella settimana conclusasi lo scorso 24 settembre le scorte petrolifere degli Stati Uniti hanno registrato a sopresa un incremento di 3.4 milioni di barili. Gli operatori erano convinti che l’indicatore avrebbe registrato il nono calo settimanale consecutivo a causa dei danni provocati dagli uragani, che nelle ultime settimane hanno investito la parte sud-orientale del Paese. Immediata la reazione dei future che nel giro di pochi minuti hanno perso oltre il 2% e che nel corso degli scambi sono scesi fino a $48.40. In chiusura il contratto con scadenza novembre ha recuperato parte del terreno perso attestandosi a $49.51 al barile, in ribasso di 39 centesimi. Si tratta dela prima chiusura negativa in dieci sessioni. Ricordiamo che martedi’ le quotazioni si erano spinte al nuovo record storico di $50.47, favorito dalle preoccupazioni sulle condizioni dell’offerta in Nigeria (principale produttore africano), Iraq e Russia.
Sul fronte societario, sono state confermate le voci sul takeover dell’agenzia viaggi online Orbitz (ORBZ – Nasdaq)
da parte di Cendant (CD – Nyse). In base all’accordo Cedant paghera’ in contanti $27.50 per ogni azione di Orbitz per un totale di $1.25 miliardi. La notizia ha scatenato un’ondata di Buy su Orbitz, che ha guadagnato oltre il 30%, trascinando al rialzo i titoli del comparto, in particolare Priceline.com (PCLN – Nyse) e InterActiveCorp (IACI – Nasdaq).
Cattive notizie per il colosso aerospaziale Boeing (BA – Nyse), in ribasso di quasi il 3%. Banc of America ha tagliato il rating sul gruppo a Neutral da Buy, citando considerazioni sulla valutazione del titolo. A livello di settori, giudizi positivi degli analisti sull’industria alberghiera; inviti alla moderazione sul comparto difesa.
Tra le blue chip del Dow Jones i migliori guadagni li hanno registrati Caterpillar, Alcoa, Intel e Microsoft. Chiusura in rosso invece per Boeing, Exxon Mobil e General Motors. Vedi decine di azioni segnalate da
WSI nella rubrica Titoli Caldi, una delle 12 sezioni in tempo reale
riservate agli abbonati a INSIDER. Se non sei gia’ abbonato, clicca sul
link INSIDER
Sugli altri mercati, il dollaro sostanzialmente inviato nei confrotni dell’euro. Nel tardo pomeriggio a New York il cambio tra le due valute e’ a $1.2327. Chiusura in rialzo per l’oro. Il future con scadenza dicembre ha guadagnato $0.50 a $414.70 all’oncia sostenuto dalle preoccupazioni sull’andamento dell’inflazione. In netto calo i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 4.09% rispetto al 4.01% della chiusura di martedi’.
Per un commento operativo su indici, settori e titoli, vedi l’aggiornamento
di meta’ sessione, curato da Marco
Bonelli.