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WALL ST. GIU’, MA ANCORA UNA SETTIMANA POSITIVA

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Penalizzata dai realizzi e da una serie di cattive notizie, che hanno riacceso i dubbi sullo stato di salute dell’economia e in particolare delle banche, la Borsa americana chiude in netto calo. Il Dow Jones ha perso l’1,88% a 775,46 punti, il Nasdaq il 2,63% a 1.545,20 punti, mentre l’S&P 500 ha ceduto il 2,03% a 815,94.

Ciononostante i listini riescono a chiudere la settimana in rialzo per la terza volta consecutiva. Il paniere delle blue chip ha messo a segno un progresso del 6.8%, l’indice allargato del 6.2%, mentre l’indice dei tecnologici del 6%. A due sedute dalla fine di marzo, il mercato si appresta a realizzare la terza miglior performance mensile dal 1950.

Sebbene la seduta odierna sia stata caratterizzata da una debolezza diffusa, le vendite hanno riguardato in particolare le banche. A mettere sotto pressione i titoli nel pomeriggio sono state le parole di alcuni numeri uno delle maggiori banche nazionali, che oggi hanno incontrato il presidente Barack Obama. Se c’e’ chi come Jamie Damon ha detto che marzo e’ stato un mese “un po’ duro”, piu’ difficile dei due precedenti, Kenneth Lewis di Bank of America ha fatto sapere che il trading book e’ stato inferiore rispetto ai primi due mesi dell’anno.

“Considerando che e’ da qui che era partito il rally nella seconda settimana del mese, quando Citigroup e Bank of America hanno annunciato di aver chiuso in utile i primi due mesi (del 2009), ha senso che queste parole abbiano un impatto negativo sui mercati”, sottolinea Peter Jankovskis, director of research di OakBrook Investments LLC. Citigroup cede circa il 6%, mentre JPMorgan Chase scivola di oltre il 4%. Goldman arretra di oltre due punti percentuali e Morgan Stanley di oltre il 3%. L’indice settoriale delle banche lascia sul campo circa il 2%, ma dal 6 marzo ha messo a segno un balzo impressionate del 58%.

Sul mercato ha pesato inoltre la voglia di intascare i guadagni dopo i rialzi delle ultime settimane, a cui si sono unite una serie di notizie societarie poco incoraggianti e i dati relativi alle spese al consumo, in rallentamento rispetto al mese precedente, e al reddito personale, che a febbraio hanno mostrato un calo dello 0,2%. Si tratta del quarto ribasso in cinque mesi. La seconda lettura dell’indice dell’Universita’ del Michigan sulla fiducia dei consumatori in marzo, che ha mostrato un rialzo superiore alle attese, ha avuto un impatto limitato sull’andamento del mercato.

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Per lo piu’ negative le notizie in arrivo dal fronte societario, con il profit warning di Accenture e l’annuncio del taglio di posti di lavoro da parte di Google (-1%) e Johnson Controls (-1.6%), che hanno ricordato agli investitori che il mercato del lavoro resta ancora debole.

Nonostante il costruttore edilizio KB Home abbia registrato perdite piu’ contenute del previsto nel primo trimestre fiscale, l’AD della societa’ ha avvertito che il mercato immobiliare continua ad essere in difficolta’ a causa delle condizioni pessime dell’economia, su tutti i fronti, dal mercato del lavoro e dei prestiti, alla debolezza dei prezzi e della fiducia dei consumatori.

Il pesante calo del petrolio affossa le societa’ petrolifere: Exxon Mobil e Chevron cedono entrambe circa il 2%. Non si salvano nemmeno i tecnologici, ieri protagonisti di una seduta da incorniciare: Apple e Intel scendono di circa tre punti percentuali. Fa ancora peggio Amazon, appesantita fin dall’apertura dalle voci circa l’intenzione della societa’ di chiudure tre centri di distribuzione. Prosegue invece il rally di General Motors iniziato ieri dopo le dichiarazioni di Obama sugli aiuti al settore automobilistico.


La giornata no non impedisce ai futures sul greggio di registrare la sesta settimana consecutiva di rialzi. A New York i contratti con consegna a maggio hanno perso 1,96 dollari, pari al 3,6%, attestandosi a 52,38 dollari il barile. Sul valutario, l’euro si indebolisce ancora nei confronti della controparte americana. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ il cambio tra le due valute e’ di 1.3300. Ritraccia l’oro, sceso a quota $925.30 l’oncia (-$16.90). In calo i prezzi dei Titoli di Stato Usa: il rendimento sul benchmark decennale e’ salito al 2,7610% dal 2.7330% della chiusura di giovedi’.