Anche oggi i listini si sono spinti pesantemente al ribasso pressati dal pessimo dato sull’attivita’ manifatturiera dell’area di Philadelphia e dai poco incoraggianti commenti di Bernanke sull’economia. Il Dow Jones ha e’ arretrato del 2.46% a 12159, l’S&P500 del 2.91% a 1333, il Nasdaq ha perso l’1.99% a 2346. Gli ultimi dati macro hanno rafforzato le ipotesi di una manovra di politica monetaria aggressiva da parte della Fed ma le preoccupazioni su un ingresso degli Stati Uniti in una fase di recessione restano elevate.
I principali indici azionari sembrano indirizzati verso una condizione di mercato “orso” che corrisponde ad un brusco calo di almento il 20% dai massimi. Sia il Dow Jones che l’S&P500 hanno ceduto il 14% dal top dello scorso 9 ottobre, il Nasdaq ha ritracciato di quasi il 17% dai massimi di diversi anni toccati il 31 ottobre. “Il mercato e’ chiaramente guidato da una sensazione di paura e dall’evidente rischio del rallentamento economico, senza escludere una fase di recessione all’orizzonte” ha affermato Dean Gulis, managing director di Loomis Sayles & Co. in Michigan.
Gli acquisti iniziali, originati dal buon dato sul mercato del lavoro, hanno ben presto lasciato spazio alle forti vendite subito dopo la comunicazione dell’indicatore Philadelphia Fed che ha segnalato una contrazione dell’attivita’ manifatturiera nel mese di gennaio a -20.9 punti, registrando il peggiore calo di oltre sei anni; pessimo e’ stato anche l’aggiornamento sul settore immobiliare che ha mostrato un crollo dei nuovi cantieri edili, deludendo le attese.
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Non ha offerto alcun supporto ai mercati l’intervento del presidente della Fed, Ben Bernanke, al Congresso. Il capo della Fed ha confermato un deterioramento dell’outlook economico e la “fragile” situazione del comparto finanziario. Bernake ha affermato che le pedite legate al business dei muti subprime potrebbero continuare a crescere nei prossimi mesi e che lo stimolo fiscale da $100 miliardi proposto dalla Camera potrebbe essere “significativo”. Gli operatori continuano a credere in una manovra aggressiva da parte della Fed: e’ ampiamente atteso un taglio del costo del denaro di 50 punti base nell meeting del 30 gennaio; c’e’ chi ha avanzato l’ipotesi di un intervento della Banca Centrale a mercati aperti prima della fine del mese nel caso di un ulteriore scivolone dei listini.
Non c’e’ ancora pace per il comparto bancario. La banca d’affari Merrill Lynch (MER) ha riportato una perdita di $9.8 miliardi (piu’ del doppio delle stime) a causa delle forti svalutazioni ($11.5 mld) legate al business dei mutui subprime. Il titolo ha lasciato sul terreno circa il 10%. Segnali poco incoraggianti sono emersi anche dal gruppo Bank of New York Mellon (BK) che ha registrato un calo del 68% dei profitti sempre a causa della forte esposizione su investimenti ad alto rischio.
Tra i titoli del Dow Jones, l’unico in grado di chiudere in territorio positivo e’ stato General Motors (GM) dopo una incoraggiante presentazione offerta agli analisti. Tra gli altri titoli, in lieve flessione IBM (IBM) che rilascera’ dopo la chiusura i dettagli sulla performance trimestrale dopo aver annunciato buoni risultati preliminari. Tra i titoli hi-tech e’ riuscito a chiudere in rialzo eBay (EBAY) grazie all’upgrade di Bear Stearns. Forti vendite invece sul gruppo chimico Monsanto (MON) dopo che UBS ha consigliato ai clienti di vendere l’azione.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico il petrolio ha continuato a spingersi al ribasso. I futures con consegna febbraio hanno ceduto $0.71 a $90.13 al barile. Sulvalutario, invariato l’euro nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.4657. Ancora vendite sull’oro. I futures con consegna febbraio sul metallo prezioso hanno chiuso in calo di $1.50 a $880.50 all’oncia. In buon progresso infine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.64% dal 3.7120% di mercoledi’.
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