Prima seduta dell’anno negativa per i mercati americani, appesantiti dagli sviluppi sul programma nucleare avviato dall’Iran, dalla crescita delle preoccupazioni su un possibile irrobustimento degli utili societari e dai giudizi negativi su alcune blue chip. Il Dow Jones ha perforato la soglia psicologica degli 11 mila punti, scendendo a quota 10962, in ribasso dello 0.73%; l’S&P500 ha ceduto lo 0.63% a 1286, il Nasdaq e’ arretrato dello 0.63% anch’esso a 2316.
I mercati sono stati investiti da un’ondata di vendite nelle ultime due ore di scambi, coincisa con l’impennata del petrolio intorno ai $65 dollari al barile, dovuta principalmente ai possibili risvolti che la ripresa del programma nucleare da parte dell’Iran potrebbe avere sul comparto energetico e sul livello generale di scorte.
Molti analisti hanno invece interpretato l’improvviso calo dei listini come una correzione (peraltro ampiamente attesa) da una condizione di ipercomprato in cui erano entrati i mercati nelle ultime giornate.
Dopo aver superato la soglia dei $65 al barile, i contratti futures con scadenza febbraio sul greggio hanno ritracciato chiudendo la seduta sostanzialmente invariati a quota $63.94 al barile. Ricordiamo che nella sessione di mercoledi’, il consueto dato settimanale sulle scorte aveva registrato un aumento delle riserve dei prodotti distillati e della benzina, ma un calo di quelle di petrolio.
Sul fronte societario, a mettere maggiore pressione all’indice industriale sono state le povere performance di Coca Cola e JP Morgan, entrambe sue componenti, penalizzate, gia’ prima dell’apertuta, dai commenti negativi di alcune grosse banche d’affari. KO ha ceduto poco meno dell’1%, JPM e’ arretrato di quasi due punti percentuali.
Tra le blue chip, a distinguersi in maniera positiva sono state Caterpillar, sulle dichiarazioni di CSFB riguardo alle floride previsioni sui risultati del quarto trimestre che, spinti dalla vendite in Europa, dovrebbero collocarsi ad un livello superiore a quello stimato dagli analisti, e Verizon.
In ambito di merger & acquisition, continua a rimanere sotto i riflettori la vicenda Johnson&Johnson – Guidant – Boston Scientific. La prima ha rilanciato la propria offerta, nel tentativo di contrastare quella di BSX, presentando a Guidant, societa’ produttrice di apparecchiature mediche, una proposta di circa $23.2 miliardi da pagarsi in cash e titoli.
Boston Scientific ha prontamente comunicato che la “lotta” per il rilevamento della societa’ non e’ ancora terminata, lasciando presagire ad un aumento del valore della propria offerta nei prossimi giorni.
Contenute le reazioni dei mercati ai buoni dati economici rilasciati prima del suono della campanella. Nel mese di novembre, il deficit della bilancia commerciale si e’ ristretto del 5.8%, rispetto al mese precedente, attestandosi alla quota di $64.2 miliardi. Le attese degli economisti erano per una flessione a $66 mld.
Nel mese di dicembre, sono risultati in calo dello 0.2% i prezzi import (contro le attese di un incremento dello 0.1%), mentre nella scorsa settimana, le nuove richieste per sussidi di disoccupazione sono aumentate di 17 mila unita’, a quota 309 mila, attestandosi ad un livello inferiore a quello stimate dagli analisti (320 mila).
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Sugli altri mercati, in leggero calo l’oro. Il contratto futures con scadenza febbraio e’ arretrato di 80 centesimi a quota $549.300 all’oncia. In calo anche l’euro. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York, il cambio nei confronti del dollaro e’ a quota 1.2033.
Ad aiutare il biglietto verde sono stati il restringimento del deficit commerciale Usa e la decisione della BCE di lasciare immutati i tassi europei. In netto rialzo, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso a 4.41% dal 4.46% di mercoledi’.