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WALL ST. ANCORA IN ROSSO: BRUCIATO 3.5% IN GENNAIO

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Al mercato azionario americano non sono bastati i numeri convincenti relativi a Pil, Chicago PMI e fiducia dei consumatori, con gli indici che hanno chiuso in ribasso l’ultima seduta del mese. Il Dow Jones ha perso lo 0.55% a 10065.06 punti, il Nasdaq l’1.45% a 2147.35, mentre l’S&P 500 ha lasciato sul campo lo 0.99% a quota 1073.81.

Si tratta della terza settimana negativa consecutiva, con il mese di gennaio che si e’ chiuso in rosso del 3.5%. Si tratta della perdita piu’ grave da 11 mesi a questa parte. Quest’anno il famoso “effetto gennaio”, mese in cui solitamente i titoli quotati tendono ad apprezzarsi dopo le operazioni di compravendita legate alle scadenze di fine anno, non si e’ materializzato.

A guidare i cali e’ stato il settore dei tecnologici, che ha spinto in pesante ribasso il Nasdaq. Gli investitori sono rimasti delusi dai conti della produttrice di memorie flash Sandisk (-13%) e dai commenti di Microsoft successivi alla presentazione della trimestrale.

I titoli sono stati schiacciati in fondo all’indice composito dopo che il Chief Financial Officer Peter Klein ha detto che l’azienda di Richmond deve ancora riscontrare un recupero delle spese nei software aziendali.

Particolarmente colpiti dalla lettera anche i titoli delle aziende del comparto energetico, penalizzate dal nuovo rafforzamento del dollaro, salito sui massimi di oltre sei mesi, che inevitabilmente messo sotto pressione i prezzi del petrolio.

Il dollar index, misuratore della performance del biglietto verde contro le sei principali valute rivali, e’ salito al 79.413 dal 78.875 di ieri. Si tratta del livello piu’ alto da fine luglio. La valuta americana viene da due settimane di fila di guadagni.

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Con gli investitori che hanno iniziato a digerire i dati, in particolare quello sul PIL, gli indici hanno perso gradualmente la spinta iniziale e non sono piu’ riusciti a mettere un freno alle perdite accumulate sin qui nel 2010.

L’espansione economica e’ stata pari al 5.7% negli ultimi tre mesi del 2009. Per trovare una cifra cosi’ alta bisogna risalire al terzo trimestre del 2003. Tuttavia il messaggio degli economisti e’ che non bisognerebbe cantare vittoria troppo presto. A preoccupare e’ in particolare un dato presente nel report: le spese al consumo.

“Le cifre del PIL sono state accolte dai trader con un entusiasmo tiepido”, osserva Todd M. Schoenberger, managing director di LandColt Trading, precisando che “la delusione piu’ grande e’ stata la spesa al consumo, che ha contribuito solo all’1.44% del dato”.

Se si considera che il 70% circa della crescita economica proviene dai consumatori americani, l’outlook per i prossimi trimestri e’ particolarmente incerto. Soprattutto tenendo conto della situazione occupazionale ancora critica del Paese.

Il Chicago PMI e’ cresciuto a quota 61.5 in gennaio dai 58.7 di dicembre, battendo le attese. Gli economisti prevedevano un calo rispetto al mese precedente in area 57.2.

Notizie ancora piu’ positive, se possibile, giungono dal dato finale sulla fiducia dei consumatori a cura dell’Universita’ del Michigan. Il balzo al 74.4 registrato in gennaio sui livelli piu’ alti degli ultimi due anni, e’ risultato superiore a quello previsto. Per trovare un dato altrettanto positivo bisogna risalire a gennaio 2008, ovvero un mese dopo l’inizio della recessione.

In ambito di trimestrali, ai conti convincenti di Amazon.com e Mattel hanno risposto quelli deludenti di Honeywell e Chevron. Il gigante petrolifero ha archiviato il quarto trimestre con un calo degli utili del 37%, risentendo del generale calo della domanda di diesel e benzina.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico in contrazione le quotazioni del greggio. I futures con consegna marzo cedono $0.75 attestandosi a quota $72.89 al barile. Sul valutario la moneta unica e’ in ribasso a $1.3881. In flessione l’oro a $1083.80 l’oncia (-$1.00). In netto progresso i prezzi dei Titoli di Stato, con il rendimento sul benchmark decennale che si attesta al 3.6090%, guadagnando ben 49 punti base.