Legnano – Oggi potrebbe essere un giorno importante per le sorti del Governo italiano. Il Parlamento, infatti, si appresta a votare il rendiconto di bilancio alla Camera, voto sul quale il Primo Ministro Berlusconi molto probabilmente chiederà la fiducia.
Se il Governo non la otterrà ci sarà un passaggio di mano (anche se al momento è difficile esporsi su quale personalità potrebbe guidare un nuovo esecutivo), altrimenti si continuerà (per quanto?) come nelle ultime settimane (e questo scenario non è molto confortante).
Quello che appare evidente è che in questa fase, a torto od a ragione, gli investitori pensano che chiunque possa essere di maggior aiuto all’Italia di Berlusconi e che la battaglia politica o l’incertezza sul futuro prossimo richiedano un premio per i detentori di bond governativi (e da qui l’innalzamento dello spread dei nostri BTP contro i Bund tedeschi).
In questi giorni è ancora più importante monitorare tale variabile anche per chi fa trading sulle valute. I Titoli di Stato hanno raggiunto un rendimento massimo del 6.5% che per molti osservatori è un livello molto vicino al punto di non ritorno.
Ma dov’è posizionato questo punto di non ritorno? C’è chi dice al 7%, c’è chi propende per l’8%. Certamente, quando e se uno di questi due livelli verrà toccato, è legittimo aspettarsi un’escalation della speculazione che venderà i titoli italiani nel timore che il Governo non sia più in grado di ripagare gli interessi sul debito, a meno di un aiuto da parte degli altri partner europei.
Il voto di oggi può determinare volatilità sul mercato dei cambi e dei bond: se il Governo otterrà la fiducia è lecito aspettarsi un innalzamento dello spread ed un ripiegamento della moneta unica. Un anticipo di tale scenario si era palesato già ieri quando sulle voci di dimissioni di Berlusconi avevamo visto l’euro e la borsa in recupero.
La price action di ieri può essere un buon termometro di quello che ci aspetta in questa settimana: con la mancanza di dati macroeconomici importanti provenienti dagli Stati Uniti, è logico aspettarsi una maggiore concentrazione sulle notizie provenienti dal Vecchio Continente.
In questo scenario, la giornata di giovedì sarà quella più importante con il rilascio dei prezzi al dettaglio tedeschi, visti stabili rispetto alla rilevazione precedente.
Per quanto riguarda il mercato americano, ieri la borsa ha recuperato le perdite infragiornaliere per poi chiudere in territorio positivo. La chiave di lettura di tale movimento può essere spiegata con una visione ‘fredda’ dei prossimi due anni: in accordo con le dichiarazioni provenienti dalla BCE, la crisi sarà sotto controllo entro il prossimo biennio (se non prima) e, se anche così non fosse, si tratterebbe dell’ennesima crisi al quale l’economia mondiale riuscirà a sopravvivere.
Passando all’analisi tecnica, EurUsd non è stato particolarmente volatile nella prima giornata operativa della settimana ed al momento sembra voler fluttuare in un canale laterale posto tra 1.3600 e 1.3875. Anche le medie mobili (a 21 e 100 periodi) descrivono bene questo quadro di lateralità appiattendosi tra 1.3760 e 1.3785. Vedremo se durante la giornata le notizie provenienti dal nostro Paese consentiranno di far prendere all’euro una direzione, almeno nel breve periodo.
UsdJpy rimane sempre nell’ombra e non mostra particolari spunti operativi. Dopo lo strappo della scorsa settimana, infatti, il cambio è ritornato in uno scenario di spiccata lateralità.
EurJpy è sempre impostato al rialzo e l’area attorno a 106.50-106.60 rappresenta un supporto molto importante che, se confermato, potrebbe spingere il rapporto fino a 108.60-109.00.
GbpUsd, osservando un grafico giornaliero, rimane impostato al rialzo (seppur con una volatilità diminuita) e l’area tra 1.5920 e 1.6020 rappresenta un supporto importante di medio periodo.
Passando a EurChf, ieri l’euro ha strappato al rialzo ed ha riportato il tasso di cambio nei confronti della valuta elvetica fino a 1.2450. Il minimo fatto toccare a 1.2135 è servito poi come rampa di lancio verso il massimo relativo. Che 1.2450-1.2500 sia l’ultimo ostacolo verso l’obiettivo dichiarato dalla Swiss National Bank?
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