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Volatilità sovrana sul forex: che fare con l’euro?

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(WSI)- I mercati, come abbiamo visto nella giornata di ieri, sono molto nervosi e volatili. I problemi, come sappiamo, sono tanti, e quello che sembra essere il più discusso è quello del possibile contagio di Portogallo e Spagna.

Questo timore sta pesando sull’euro, che ieri ha tentato la rottura di quota 1.3000, incontrando delle pressioni rialziste che hanno impedito (per ora) il dirigersi verso quota 29 figura e sicuramente non ha dato una mano alle borse, che hanno chiuso in territorio negativo. Il mercato obbligazionario resta sempre in allerta e gli spread sui rendimenti di diversi titoli europei rispetto a quelli tedeschi, testimoniano come esistano tensioni importanti tra gli investitori.

Ieri sono stati pubblicati i dati sulla fiducia dei consumatori americani, che pur risultando molto buoni e superiori alle aspettative (54.1 vs consensus di 52.00), non sono stati in grado di attirare l’attenzione dei mercati che sono ancora “risk-adversion driven”, ma noi dobbiamo tenerne conto nei nostri record (ricordiamo come qualche mese fa abbia dato una buona spinta al dollaro) ed l’indice dei direttori degli acquisti dell’area di Chicago, uscito anch’esso positivo, a 62.5 rispetto alle attese che si attestavano a 59.9.

Oggi sarà il turno dell’ADP (dato solitamente anticipatore dei Non Farm Payrolls) e dell’ISM manifatturiero che se buono, può anticipare anch’esso dei buoni payrolls. Ma gli appuntamenti in assoluto più importanti, alla luce di questi primi giorni di trading, saranno l’asta di titoli di stato spagnoli e la conferenza stampa che seguirà la decisione sui tassi della BCE, entrambi nella giornata di domani.

Parlando del primo, ricordiamo come i rumors di un bid to cover inferiore a 1 sull’Italia, abbia fatto scendere pesantemente l’euro, mentre concentrandoci sul secondo occorre notare che il presidente Trichet ha già rilasciato delle dichiarazioni secondo cui la stabilità finanziaria dell’Europa non è a rischio (frase di circostanza necessaria in un momento come questo, se non vogliamo vedere l’euro a 1.18 in tre sedute), ma sarà importante ascoltare se darà indizi su qualche mossa non canonica riguardante l’area euro.

UsdJpy – grafico giornaliero

Questo perché, se ragioniamo, la BCE deve tenere fede al proprio mandato di controllo della stabilità dei prezzi, ma in un momento del genere, risulta essere l’unica istituzione che può agire velocemente per fornire stabilità al mercato del credito, tramite ulteriori manovre di immissione di liquidità (QE).

Noi crediamo che, qualsiasi riferimento a possibili manovre (qualunque esse siano) accomodanti da parte dell’istituto centrale, possa avere inizialmente effetti negativi per l’euro, ma la risposta finale dei possibili effetti sulla moneta unica, arriverà dai bond markets, che se si stabilizzeranno, potrebbero dare beneficio all’euro.

Niente da fare per la moneta unica. Dopo una discesa che ha portato il cambio ha lasciare sul terreno 13 figure in 20 giornate operative, sembra che la direzione non accenni a variare e seppure gli storni di breve siano sempre a portata è sempre più difficile riuscire ad approfittarne. Come abbiamo indicato già ieri l’ultimo “baluardo”, o supporto, per le prossime giornate pare essere quel livello di 1.2930 al quale i prezzi hanno rimbalzato con un ottima precisione fornendo uno spunto statico molto interessante tra agosto e settembre scorsi. Il minimo di ieri, 1.2970, è distante solamente pochi punti dal supporto indicato, per cui tutta l’attenzione è da concentrare su questo livello che, se non dovesse riuscire a contrastare la discesa della moneta unica, aprirebbe la strada al recupero totale sino al punto di partenza del movimento rialzista, visto a settembre a 1.2640.

Nonostante abbia insistito per più volte intorno al punto chiave di 84.20-30, non è riuscito il UsdJpy ha portarsi stabilmente al di sopra e dare il via al movimento che potevamo attenderci successivamente ad una rottura. Consideriamo ancora la media mobile a 100 periodi esponenziale su grafico giornaliero come il più importante livello di resistenza mentre, più nel breve è possibile sfruttare il livello di 83.80.

Difficile fornire un livello attendibile di supporto in quanto la discesa di ieri ha di fatto compromesso la salita in atto da inizio novembre e questo riapre le strade ad un possibile ritorno sino al supporto di 82.80, osservabile con buona precisione tramite un grafico orario per la coincidenza di due punti statici evidenziati il 23 ed il 10 novembre scorsi.

Si è complicata molto la situazione tecnica del cambio EurJpy successivamente al superamento a ribasso dell’ultimo livello considerato attendibile come supporto a 109.50. Stando alla teoria di analisi tecnica che sfrutta i livello di ritracciamento di Fibonacci, ora il movimento in veloce discesa può giungere al di sotto di 106 figura, dove si trova il minimo di settembre, che è il punto di partenza della salita conclusasi con il massimo di 115.65, del 7 ottobre scorso.

Il cable ha trovato supporto sull’ultima area utile prima del raggiungimento del minimo a 1.53 figura. Sono ora due nel breve i livelli interessanti a cui guardare: abbiamo appunto l’area di minimo di 1.55 e il più interessante livello di resistenza di breve indicato poco al di sotto di 1.56, con prospettive di salita nel brevissimo sino a 1.5640.

Seguendo la ripresa dello yen il cambio GbpJpy ha oltrepassato il supporto di 130.30 raggiungendo un minimo a 129.40. Se osserviamo un grafico dell’ultimo mese di trading ci rendiamo conto che questo livello altro non è che il 61.8% di ritracciamento del movimento di salita dal “famoso” doppio minimo di 126.40 visto il 25 ottobre scorso.

È possibile utilizzarlo ancora per le prossime ore come livello di supporto consapevoli del fatto che una rottura innescherebbe un ulteriore aumento della volatilità sino al primo supporto a 128 ed al successivo ritorno al punto di partenza, il doppio minimo sopra indicato. Non sono particolarmente vicini ma i due livelli che potrebbero fornire un’idea di ripresa della sterlina contro lo yen si trovano prima di tutto a 131.40 e poi poco al di sopra di 132 (due livelli suggeriti da due fasi di congestione viste nell’ultima settimana di scambi).

Il UsdChf si trova di nuovo al di sopra della parità. Una conferma della salita si avrà con la rottura dell’area di resistenza prossima a 1.0050, per cui attenzione ad anticipare posizioni lunghe di dollari prima di una conferma.

Terminiamo con il cambio EurChf che, con 750 punti di discesa in otto giornate lavorative, ha messo a segno una discesa per ora simile a quella vista ad agosto. In questo caso il punto di arrivo potrebbe essere dato nel medio periodo al minimo di 1.2760, mentre più nel breve possiamo notare come questa idea ribassista possa essere temporaneamente allontanata dall’eventuale ritorno dei prezzi al di sopra dell’area di resistenza/congestione a 1.3140.

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