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VOGLIONO ROVINARE SILVIO. DIVORZIO E DANNI, UN CONTO DA 4 MILIARDI

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Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Questa volta Silvio Berlusconi è davvero «circondato». Il virgolettato è d’obbligo, perché a descrivere così la sua situazione è il diretto interessato. «Sono circondato», ripete il premier da qualche mese ad ogni incontro con i suoi più diretti collaboratori e nei rari momenti che riesce a trascorrere con i vecchi amici. E circondato il Cavaliere lo è davvero come mai gli era accaduto nei quindici anni della sua nuova vita politica. Non c’è parte dove voltarsi in cui Berlusconi non trovi davanti un nemico. In politica, perfino all’interno del partito che ha fondato.

Nelle istituzioni, dove pochi gli sorridono. Nel rapporto con i magistrati che stringono la tenaglia delle inchieste non solo su lui (ci è abituato), ma anche sulle persone che ha più care. A casa, se di casa si può parlare nel giorno in cui Miriam Bartolini sposata Berlusconi (e più nota con il nome d’arte Veronica Lario) ha depositato in tribunale un ricorso individuale di separazione con addebito dal marito. Non è mai stato così sotto assedio. Non ha mai corso come ora il rischio di perdere tutto l’imprenditore che ha creato dal nulla il primo gruppo televisivo privato italiano, il politico che dal nulla ha fondato e portato al successo il primo partito italiano, il patriarca abituato ad essere venerato e rispettato senza discussioni dai cinque figli, dai generi, dai nipoti da una famiglia che amava riunire appena possibile con riti celebrati sempre uguali fino alla noia e sempre immutati negli anni.

È sotto assedio, circondato, l’impero a cui Berlusconi tiene di più: quello delle aziende che ha costruito e fatto crescere in questi anni e che avrebbe voluto consegnare ai figli. Sono circondate dal fisco, che alla sola Mondadori contesta 250 milioni di euro e a Fininvest numerose altre poste (un salvagente era stato immaginato in Senato con un mini condono tributario rifiutato dal finiano Maurizio Saia, relatore della legge finanziaria). Fuori con i fucili puntati c’è Carlo De Benedetti, con in mano quella sentenza firmata dal giudice Raimondo Mesiano e al momento congelata, che rischia di portare via a Berlusconi e ai suoi figli 750 milioni di euro.

Le procure

Ci sono i bazooka delle procure che oltre a potere sbalzare il cavaliere dalla sella di palazzo Chigi, potrebbero avere l’effetto di sottrargli anche parte del patrimonio e delle aziende. E poi c’è Veronica, la madre di solo tre dei suoi 5 figli, con la causa di separazione ostile che rischia di spezzare la famiglia e anche la possibilità per Berlusconi di scegliere liberamente l’asse ereditario. Non c’è bisogno di una regia preordinata, di un complotto che veda uniti negli intenti e coordinati nelle azioni tutti i protagonisti sopra citati. La regia potrebbe essere nei fatti, indipendentemente dalla volontà degli attori.

Siamo su pure ipotesi, che nel quartiere generale del Cavaliere però sono state prese seriamente in considerazione leggendo fra le pieghe delle mosse di chi lo cinge d’assedio. C’è una azione giudiziaria, quella di Veronica, che punta a castigare il marito soprattutto sotto il profilo patrimoniale e a ridurre il perimetro aziendale e patrimoniale dei due figli di primo letto, Marina e Piersilvio a favore dei tre di secondo letto: Eleonora, Barbara e Luigi. C’è una seconda azione giudiziaria, quella della procura di Milano che se ha al centro del suo mirino il presidente del Consiglio, potrebbe avere come conseguenza indiretta lo stesso obiettivo che ha Veronica. Quel che traspare dalle carte del processo Mills e delle varie inchieste sui diritti televisivi è infatti l’ipotesi di un tesoretto non ufficiale accumulato negli anni all’estero a favore di Berlusconi e dei suoi due figli impegnati direttamente in azienda, che sono appunto quelli di primo letto.

L’eredità

Non c’è dubbio che quelle carte possano diventare interessanti anche per la causa di divorzio e per stabilire il perimetro dell’asse ereditario. Altro che assedio: diventerebbe un fuoco concentrico, per altro con evidenti parallelismi con quello che sta accadendo all’interno della famiglia Agnelli (fisco, giudici e Margherita sono saldati da un obiettivo comune).

Sulla carta dunque ci sarebbe da spartire un impero (vedasi articolo di Nino Sunseri a pagina 4) che vale oggi 7 miliardi di euro.Veronica ne vorrebbe la metà esatta, e cioè 3,5 miliardi di euro. Ma le dimensioni di quella torta potrebbero essere sensibilmente variate da due incognite: quelle della tenaglia fisco-De Benedetti che potrebbe sottrarre un miliardo di euro, e quelle della tenaglia procura di Milano- rogatorie che potrebbero svelare un perimetro nero finora ignoto.

C’è anche il fronte politico, dove gli avvenimenti sono più palesi. È chiaro a tutti ad esempio come con grande difficoltà si possa parlare ancora di un’alleanza politica (il rapporto umano è compromesso da tempo) fra Berlusconi e l’attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Ma se questo è un caso alla luce del sole, sotto traccia non manca altro. Come ha confessato in privato il leader Udc Pierferdinando Casini dopo il faccia a faccia della riconciliazione con il premier: «figurarsi, fosse stato per Silvio eravamo già lì a discutere i particolari di una nuova alleanza. Perfino i ministeri. Ma io come faccio? Chiunque dei suoi abbia incontrato non ha fatto che parlarmi del dopo. Tutti, anche suoi ministri, ragionano del dopo-Berlusconi considerando questa epoca agli sgoccioli. E io vado a costruire un’alleanza con lui proprio ora?».

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di Angela Frenda

Veronica e la separazione, nel rifugio svizzero sceglie la riservatezza
Agli amici dice: non vorrei più apparire. Il ricorso – Il nodo dei ruoli per i tre figli.

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(WSI) – Parola d’ordine: riservatezza. Veronica Lario ha scelto questa linea per tirarsi fuori dall’inevitabile tempesta mediatica che circonderà la sua separazione da Silvio Berlusconi. Nella grande dimora neorococò a tre piani nel villaggio svizzero di S-chanf, dove è arrivata mercoledì sera insieme con la secondogenita Eleonora, la moglie del presidente del Consiglio ieri ha preferito non commentare direttamente la scelta di chiedere «la separazione con addebito» dal marito. «Non vorrei più apparire», ha detto serena agli amici più cari. Aggiungendo: «L’unica eccezione sarà ogni volta in cui i miei figli verranno tirati in ballo in questa storia».

Un atteggiamento suggeritole anche dal suo avvocato, Maria Cristina Morelli, che sin dal primo giorno ha scelto di non rilasciare dichiarazioni pubbliche sulla causa che le è stata affidata. «Non posso parlare delle mie pratiche», ha ribadito ieri alle agenzie che chiedevano un suo commento. Anche la Morelli, presentatale da amici, avrebbe preferito però un accordo che evitasse l’aula del tribunale. Ma così non è stato. Le proposte avanzate dai legali della controparte sono state ritenute insoddisfacenti, in particolare per quanto riguarda i ruoli da assegnare nelle aziende di famiglia ai tre figli della coppia. O meglio, per Luigi ed Eleonora ci sarebbero due ipotesi valide: rispettivamente Mediolanum ed Endemol. Ma per Barbara, la primogenita, mamma di Alessandro ed Edoardo, ancora non è stato individuato l’incarico. Da sempre la primogenita di Silvio e Veronica ha dichiarato il suo interesse per la Mondadori, così come più volte le avrebbe assicurato il padre sia nel corso degli anni sia quest’estate, quando era già in corso la bufera familiare. E fino a pochi giorni fa sembrava che quest’ipotesi potesse concretizzarsi. I rapporti tra i figli e il papà erano ritornati anche molto più sereni, tranquilli. Al punto che da un paio di settimane Barbara era tornata a partecipare ai pranzi del lunedì ad Arcore, insieme con i due figli del primo matrimonio, Marina e Pier Silvio. Invece poi le è stata fatta una proposta per lei poco appetibile: la presidenza di Medusa, al posto di Carlo Rossella. Barbara ha subito rifiutato. Poi, trapelata sulla stampa l’indiscrezione di un possibile incarico, appunto, a Medusa, è stata costretta ad affidare il suo pensiero a un comunicato ufficiale: «Coltivo progetti differenti». Progetti che nell’intervista rilasciata a Vanity fair spiegava esplicitamente: «Ho la passione per l’editoria, e mio padre ha sempre pensato che, quando ne avessi avuto le capacità, mi sarei occupata di Mondadori».

Ma questa soluzione non è mai piaciuta a Marina Berlusconi, primogenita del premier e di Carla Dall’Oglio, che dal febbraio 2003 è presidente proprio del gruppo editoriale. E che non ha alcuna intenzione di abbandonare l’incarico. Dunque, secondo le indiscrezioni di questi giorni, sarebbe stato proprio il nodo irrisolto dei tre figli a rendere difficile l’approdo a una soluzione consensuale.

La sede dell’istanza di separazione con ogni probabilità dovrebbe essere Milano, dove Silvio Berlusconi ha la residenza, in via Rovani. Più difficile che la sede scelta sia Monza, dove invece risiede Veronica Lario. La terza ipotesi, ancora più remota secondo i bene informati, sarebbe infine Roma, dove il premier ha il domicilio a Palazzo Grazioli. C’è da dire, poi, che il ricorso sarà comunque circondato da grande riserbo perché, come in tutte le altre cause di separazione e divorzio, riguarda la sfera privata delle persone.

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