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Vix ai massimi, bund alle stelle e “fly to quality” anche dall’Italia. Ma le borse reagiscono

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E’ innegabile: la paura tra gli operatori di borsa c’è, ed è più che tangibile. Lo dimostra l’indice Vix, creato apposta, che solo nel mese di agosto è salito del 14,5%, il top dal 2001.

Un’inversione di trend di “tutto rispetto”, se si ricorda che il mese scorso il Vix aveva registrato -32%, complice il rally di Wall Street. Se vogliamo poi ripercorrere la storia di questo utile indicatore, è bene ricordare l’incremento agostano record del 1998 (+78.5%), e ancora di più, il valore mai piu’ raggiunto nel settembre 2008 (+90,8%), quando falli’ Lehman Brothers.

Al Vix si affiancano anche altri fattori, tutti di cattivo auspicio, senza voler fare necessariamente i “gufi”. La verità, infatti, è che in atto un vero e proprio rimescolamento degli assets mondiali con il mercato Forex che indirizza gli orientamenti dei singoli mercati.

Della serie, il Vix, la paura fa scendere alcuni settori, ma ne fa guadagnare altri: precisamente, quelli più sicuri.

In effetti il Bund tedesco continua a volare e la forza dello Yen, ai massimi da 15 anni, e del Franco svizzero persiste oramai da settimane, mettendo all’angolo sia il Dollaro che lo Yen. E’ ovvio che il rapporto Euro/Dollaro in questo contesto assume i connotati di uno scontro tra poveri.

In sintesi sui mercati finanziari tira vento forte e lo si capisce anche dall’andamento del mercato obbligazionario, che in maniera implicita misura le attese e i timori degli investitori nelle fasi più incerte e volatili.

E’ il caso delle quotazioni appunto esplosive del Bund tedesco, il titoli principe in Europa per affidabilità, il cui future scadenza settembre quota sopra 134,75, un livello mai raggiunto in precedenza.

La percezione del fly to quality (cioè la migrazione della risorse finanziarie verso assets maggiormente affidabili) è più evidente se si osservano gli spreads tra le quotazioni del Bund e quelle dei titoli governativi periferici come Grecia, Irlanda e Portogallo, in continuo aumento e, considerando che il BTP italiano rispetto al Bund tedesco ha toccato in situazioni di pericolo precedente il massimo storico a 178 punti base, e che ora è stabilizzato a 166, possiamo sottolineare che anche dall’italia è in atto un fly to quality attivato dagli investitori maggiormente avversi al rischio paese.

Infine, il crollo dei rendimenti del Bund ( logica conseguenza dell’aumento delle quotazioni ) ha avuto un deciso impatto anche sugli indici Eurirs, a cui sono agganciati i mutui a tasso fisso e che, per questo, sono diventati di gran lunga più appetibili di quelli a tasso variabile, modulati invece sui tassi Euribor.

Ma oggi, -è presto per parlare perchè il vero direttore d’orchestra in questi casi è Wall Street – gli indici azionari europei hanno voluto puntare verso l’alto dopo aver esitato non poco.

Merito delle buone notizie arrivate dall’Oriente, che hanno visto in primo piano il miracolo Australia e i buoni dati della Cina. O merito semplicemente della voglia di reagire, di concludere la parentesi agostana e di guardare a settembre con maggiore speranza.

(Art. in fase di scrittur)