Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – «L’attuale crisi finanziaria era
nell’ordine delle cose, ossia
era scritta nell’ingordigia che
ha caratterizzato il sistema finanziario
dopo il 2001». Guido
Roberto Vitale non lesina
la consueta franchezza nell’analisi
della bufera che ha
sommerso i mercati mondiali.
Il banchiere ha parlato martedi’ in
occasione di un incontro organizzato
dall’Aifi (Associazione
italiana del Private Equity
e Venture Capital), esprimendo
una dura accusa a «una vasta
elité di persone che non
hanno creato ricchezza, ma
l’hanno solo dirottata a proprio
favore mettendo a repentaglio
i capisaldi della struttura
sociale occidentale».
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Nel mirino
ci sono tutti. A cominciare
dagli hedge fund («da cancellare
») e proseguendo con
banche («tutti i collocamenti
di questi ultimi sette mesi non
andavano effettuati a quei
prezzi») e private equity. È il
risultato di una follia che «trova
riscontro nel disinteresse
della classe dirigente per la
res pubblica. Non c’è quindi
da stupirsi del momento drammatico
del Paese».
Dunque, crollo salutare?
Certo. Dispiace che chi ha
fatto il peggio sia stato il più
pagato per togliersi di torno
(vedi i vertici di Merrill Lynch).
Adesso, per i prossimi 4-5
anni non dovremmo rivedere
gli eccessi dell’ultima fase.
Quali eccessi?
Gli strumenti finanziari fine
a sé stessi. Costruiti per moltiplicare
le commissioni, riempire
di debito i consumatori e
spalmare il rischio. È stato
fatto tutto con deliberazione,
con un atteggiamento quantomeno
poco responsabile da
parte degli istituti di credito.
Capitalismo deviato?
Questo non è capitalismo.
Collocamenti a prezzi elevati
e delisting nel giro di 18-24
mesi una volta che i valori sono
caduti rientrano nella patologia.
Così come le operazioni
di private equity a leva fino al
100-120% del valore con
obiettivo ritorni minimi del
20% annuo composto quando
l’Irs (Interest rate swap) a 50
anni è circa il 4,75 per cento.
Dunque, anche il private
va condannato?
No. Il private equity ha
svolto un ruolo positivo. Ma
non a questi multipli. È auspicabile
un ridimensionamento,
nonché un maggior
impegno nello sviluppo delle
imprese acquistate.
E gli hedge fund?
Quello è un altro discorso.
Sono sterili, non fanno alcun
bene al sistema. Se fossi il regolatore
cercherei di metterli
fuori legge.
E le istituzioni?
Guardi, tutti i collocamenti
negli ultimi sette mesi non
avrebbero dovuto farsi a quei
prezzi. Questo non è capitalismo,
e dovrebbe essere compreso
da una classe dirigente
seria. Ma in Italia c’è una sorta
di connivenza fra tutti per
evitare la sanzione che dovrebbe
colpire chi non si comporta
correttamente.
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