Vince Hollande su Sarkozy? Irrilevante, la Francia è in ogni caso un paese a rischio
Roma – Ormai manca davvero poco al primo turno delle presidenziali francesi, che vede sotto i riflettori il duello tra l’attuale presidente Nicholas Sarkozy e il candidato socialista Francois Hollande. Secondo Mario Laboure, analista di Barclays, l’esito avrà un effetto irrisorio sul destino della Francia. Che a suo parere, già in questo momento, non può essere definita più un paese core dell’Europa.
In termini di percezione del rischio da parte dei mercati, sia Hollande che Sarkozy non riusciranno più a recuperare quello stacco ormai profondo che si è venuto a creare nelle ultime settimane tra la Francia e la Germania (quest’ultima ancora target degli investitori, come dimostra la corsa ai Bund tedeschi, con i futures sul contratto a giugno che hanno testato nuovi record).
Insomma, scrive Laboure ai francesi e agli investitori di tutto il mondo: se siete preoccupati per la direzione che il mercato dei bond prenderà, non prestate troppa attenzione alle elezioni. Piuttosto, concentratevi su Italia e Spagna, perchè la vedità è che, per come sono messe al momento le cose, il futuro della Francia dipenderà dal destino dei paesi periferici. Inutili, insomma le rassicurazioni arrivate dopo le indiscrezioni su un nuovo downgrade del debito.
Il futuro della Francia non è affatto roseo. “Riteniamo che il principale fattore che condizionerà lo spread Francia-Germania sarà l’evoluzione degli spread dei paesi periferici e l’outlook macroeconomico per la crisi dei debiti sovrani – spiega l’analista di Barclays – Come la figura allegata dimostra, la correlazione tra i differenziali francesi e italiani è stata molto alta a partire dagli inizi del 2011“.
“Di conseguenza, se assisteremo a uno scenario, durante l’estate, in cui gli spread italiani e spagnoli si allargheranno in modo notevole, così come è accaduto lo scorso anno, è probabile che la Francia rimarrà il link più debole nell’area dei paesi core, mantenendo un beta piuttosto alto verso gli spread periferici. D’altro canto, se nei mesi successivi ci sarà un ulteriore consolidamento degli spread periferici, allora è anche improbabile che i risultati delle elezioni (presidenziali) qualunque siano, danneggeranno molto i bond francesi”.
[ARTICLEIMAGE] A parlare del caso Francia è anche Andrew Garthwaite, di Credit Suisse, che in un articolo pubblicato sull’FtAlphaville mette in luce le preoccupazioni sull’economia francese. Tra questi, “i costi del lavoro, che sono i più alti tra le economie più importanti dell’area euro. Dal 2000, in particolare, i costi unitari del lavoro sono saliti del 20% rispetto a quelli tedeschi. E Hollande, in caso di vittoria, potrebbe fare ben poco per risolvere il problema, stando a quanto appare al momento”
la Francia è l’economia più chiusa dell’Eurozona dopo la Grecia, e dunque beneficia in misura inferiore sia da una eventuale debolezza dell’euro che da una ripresa economica globale.
“Molte dinamiche che riguardano il debito francese sono ora più simili a quelle dei paesi periferici che a quelli core (…) Siamo d’accordo con gli strategist di Credit Suisse, secondo cui lo sptread Francia-Germania salirà fino a 150 punti base”. Non è che manchi poco, d’altronde, visto che il differenziale, pur se in ribasso dello 0,58%, al momento si attesta a quota 140 punti. Da segnalare che dagli inizi del 2012 il differenziale francese è salito del 5,87%, e che su base annua è in rally di ben il 321,60%.
Riguardo allo spread Italia-Germania, che oggi è balzato fino a 405 punti base, la performance è di un calo del 25,25% da inizi anno e di un rialzo del 174,68% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.