Parte domani, per concludersi il 30 ottobre, l’offerta pubblica di sottoscrizione di Centrale del Latte di Torino, azienda privata fin dagli anni Cinquanta, quando nacque da un’iniziativa comune tra imprenditori privati piemontesi, attivi nella filiera del latte, e il Comune di Torino presente con una quota del 20%. Il debutto, sul mercato telematico, è fissato per il 3 novembre.
Con i mezzi freschi raccolti in Borsa, Centrale del Latte di Torino intende diventare il terzo polo del latte e dei prodotti freschi in Italia, dopo Parmalat e Granarolo, il presidente Luigi Luzzati ha detto a WallStreetItalia.
In programma c’è, da una parte, una maggiore crescita interna e territoriale nelle zone limitrofe; dall’altra la volontà di entrare nel processo di riorganizzazione del settore e nella privatizzazione delle municipalizzate. All’orizzonte ci sono dunque “acquisizioni e integrazioni di altre aziende” in Veneto, Campania, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria e Lombardia.
Sul mercato vanno 3 milioni 449 mila 500 azioni ordinarie. Di questi, 2 milioni 875 mila derivano da un aumento di capitale; il resto riguarda azioni esistenti. Al pubblico sono destinati 2,3 milioni di titoli, e tra questi un massimo di 75 mila azioni è dedicato ai dipendenti e ai distributori dei prodotti; agli investitori istituzionali è offerto un milione 149 mila 500 azioni nell’ambito di un collocamento privato.
La forchetta di prezzo è compresa tra 6,8 e 8 euro per azione, per un controvalore dell’offerta compreso tra 23,4 e 27,5 milioni di euro. Non è prevista una green shoe. In tutto, la società conta di ricavare da un minimo di 18,7 milioni di euro a un massimo di 22 milioni di euro e intende distribuire il 50% dell’utile netto della capogruppo come dividendo. Nel capitale c’è anche Centrale del latte di Rapallo.
Conclusa l’ops, il 51% di Centrale del Latte di Torino sarà in mano alla omonima holding. A dividersi il resto saranno le finanziarie Uniplan con il 12,5%, Refin, che fa capo alla famiglia Restano, con l’1%, e la stessa famiglia Restano con un altro 0,94%. Il flottante sarà pari al 34,5% del capitale sociale.
Il programma di espansione della Centrale del Latte di Torino inizia già il 15 e 16 novembre con la partecipazione alla seconda tornata per la privatizzazione del 49% di Centrale del Latte di Salerno; il 22 novembre parteciperà alla gara per l’acquisizione del 100% di Centrale del Latte del Comune di Vicenza. Nel contempo, la società torinese mira, in Liguria, alle centrali del latte di Savona, Imperia e Bordineto; in Piemonte, all’azienda pubblica centrale di Asti e Alessandria e a due aziende private del vercellese; in Val d’Aosta, alla Centrale del Latte di Aosta.
L’obiettivo, di questo passo, è l’Italia. “Non lo nego”, ha ammesso Luzzati, “anche se dobbiamo procedere per piccoli passi e consolidare ciò che abbiamo raggiunto”. Nella strategia di marketing dell’azienda rientra l’offerta al pubblico, “oltre al latte, allo yogurt e ai formaggi freschi, anche prodotti deperibili come uova di alta gamma e insalate già lavate, pulite e confezionate con il nostro marchio”, ha spiegato il presidente. Si tratta di “un prodotto-servizio che possiamo offrire facendoci forti dei 7 mila punti vendita e del sistema di distribuzione che già abbiamo, con 140 automezzi che ogni giorno vanno sulle strade”.
Nel 2000 la società punta a un fatturato consolidato di circa 116 miliardi di lire, in crescita del 9% rispetto all’esercizio 1999, e al ritorno all’utile dopo la perdita di 413 milioni di lire accusata lo scorso anno.
Nel primo semestre di quest’anno Centrale del Latte di Torino ha realizzato un fatturato di 56,8 miliardi di lire realizzato per il 68% in Piemonte e per il 32% in Liguria. Il margine operativo è stato di 5,1 miliardi di lire; l’utile netto di 483 milioni di lire.