(Teleborsa) – La Cina resta al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Ma questa volta la più bollente economia asiatica da segnali di raffreddamento, complici le politiche restrittive messe a punto dalla banca centrale, che recentemente ha anche aperto alla possibilità di una rivalutazione dello yuan, molto graduale a dire il vero. Notizie negative sono giunte questa mattina dall’Estremo Oriente. Una frenata del PMI cinese a 50,4 punti ha profondamente deluso i mercati mondiali, confermando che l’attività economica da segnali di indebolimento. E così si torna a parlare di un double dip, ovvero di una doppia ricaduta in recessione, in scia anche ad una serie di numeri negativi giunti recentemente dall’economia americana. E la ripresa che avrebbe dovuto verificarsi nel 2010? Solo un anno fa, nel periodo più buio dell’economia globale dal dopoguerra, si parlava di una solida e robusta ripresa quest’anno. Un recupero che evidentemente non c’è stato, perchè l’economia mondiale continua a dare segnali contrastanti, mentre l’America langue con una crescita moderata. E non parliamo della stanca Europa, che resta alle prese con la crisi del credito e concentra tutti i suoi sforzi nel tentativo di risanare i conti pubblici, messi ulteriormente alla prova durante la crisi. Adesso anche i Paesi Emergenti deludono, ma c’era da stupirsene? I più acuti avrebbero ben potuto prevedere questa inversione di tendenza del Paese del Dragone, se avessero guardato con maggiore attenzione alla performance della borsa cinese. In soli sei mesi la borsa Shangai ha perso quasi un terzo del proprio valore, segnalando la performance peggiore a livello mondiale assieme alla piazza greca. Cali nettamente inferiori sono stati registrati dai mercati occidentali, con lo S&P 500 che riflette un bilancio passivo di circa l’8% e rispetto ad una performance negativa dei mercati europei che resta inferiore al 20% nei casi peggiori di Madrid e Lisbona. Ma la palla di vetro è una esclusiva degli investitori con gli occhi a mandorla? Probabilmente è così visto che sino a qualche tempo fa gli ottimisti operatori occidentali continuavano a puntare sulla Cina per ipotizzare una ripresa economica mondiale e giustificare una troppo azzardata ripresa dei mercati finanziari.