VALUTE: IL DOLLARO VEDE LA FINE DEL TUNNEL

di Redazione Wall Street Italia
24 Marzo 2008 15:55

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(WSI) – La crisi del dollaro? Potrebbe essere prossima al termine. Lo sostengono gli esperti dei mercati valutari delle principali banche d’affari italiane ed estere intervistati da Plus24 in edicola sabato 22 marzo. Difficilmente però la risalita del biglietto verde sarà rapida quanto la caduta (questa settimana l’euro ha raggiunto quota 1,59) e non sono da escludere ulteriori turbolenze, almeno fino a giugno. Sul settimanale anche un approfondimento sulle valute alternative al dollaro e un’analisi dei nuovi strumenti di maggiore efficacia e facile utilizzo, come ad esempio i certificati di investimento.

Incertezza a breve termine

«Viste le diverse impostazioni di politica monetaria negli Usa e in Europa e l’ampliamento del gap di crescita atteso nel primo trimestre, penso che il processo di deprezzamento del dollaro possa proseguire ancora scaricandosi principalmente nei confronti dell’euro», sostiene Cosimo Musiello di Prometeia Advisor Sim, che prevede per fine giugno un euro/dollaro compreso fra 1,60 e 1,70. Come lui la pensa però l’11% degli intervistati (il 4% addirittura “prospetta” a breve valori superiori a 1,70), mentre la grande maggioranza (64%) ritiene che da qui ai prossimi tre mesi si continuerà a oscillare attorno agli attuali livelli (fra 1,50 e 1,60).

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Svolta nel secondo semestre

Gli analisti appaiono ancora più possibilisti quando si sposta in avanti l’orizzonte temporale: per il 79% del panel l’euro/dollaro chiuderà il 2008 tra 1,40 e 1,50 e per il 7% addirittura sotto questa quota. Soltanto il 14% indica un livello compreso fra 1,50 e 1,60, mentre nessuno si spinge oltre. «Adesso l’euro è sopravvalutato di quasi il 25% nei confronti del dollaro in termini di parità del potere di acquisto», sottolinea Didier Borowski di Société Générale Am. Ma a convincere gli esperti sono anche le capacità di recupero degli Stati Uniti: «Credo che un dollaro debole sia oggi una buona valvola di sfogo per l’economia Usa, che ne dovrebbe beneficiare con un ulteriore miglioramento della bilancia commerciale», osserva Marco Pelissero di Banca Patrimoni Sella & C. e pure Giorgio Giovannini di Henderson Global Investors è convinto che «oggi l’America è in crisi, ma sarà anche il primo mercato a riprendersi in termini di crescita economica».

Ricadute sull’Europa

Per capire dove andranno i mercati valutari nei prossimi mesi sarà dunque fondamentale osservare la risposta dell’economia americana alle difficoltà di questi giorni. Ma sarà altrettanto importante valutare l’impatto che le disavventure finanziarie avranno sugli altri Paesi, anche perché, come aggiunge Mauro Toldo di DekaBank, «se la crisi mette in difficoltà l’economia europea è possibile che ci sia pressione sull’euro».

E uno sguardo attento, sotto questo aspetto, se lo meriterà anche la Banca centrale europea (Bce): finora a Francoforte non si è andati oltre a esternazioni generiche sul «disordinato aggiustamento del mercato dei cambi». Difficilmente però si potrà continuare ad assistere inermi a un apprezzamento della valuta che rappresenta anche un serio freno alla crescita del Vecchio Continente.

«Nella seconda parte dell’anno – osserva Corrado Caironi di BlackRock – assisteremo a una convergenza in termini di tassi fra Usa ed Europa e la Bce si indirizzerà verso una maggiore flessibilità, con possibili tagli del costo del denaro». In questo modo anche gli effetti dell’allargamento del differenziale tassi Bce-Fed, uno fra i fattori chiave della caduta del dollaro, sarebbero destinati ad affievolirsi.

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