Nella storia del mondo, il dominio economico e’ stato solo di recente associato al dominio culturale, ma nessuno ha dubitato che lo stesso sia stato sempre accompagnato da una decisa preminenza della moneta emessa dallo stato leader.
Senza voler citare come simbolo di tale potere la felice avventura della moneta cartacea emessa dalla Cina alla fine del periodo mongolo, e’ fuori dubbio che il sesterzio romano, l’aureus bizantino, il fiorino e il ducato italiano fino alla sterlina e, nel secolo appena finito, al dollaro, segnano le tappe di un impero invisibile, caratterizzato da prosperità’ diffusa, costante riferimento alla moneta dominante, ma soprattutto tassi d’interesse più’ bassi di qualunque alta moneta della stessa zona.
Un esempio tra tanti e’ quello di Genova nel 1600, il suo massimo periodo di splendore (!), durante il quale i grandi banchieri della repubblica prestavano a tassi che oggi definiremo d’usura quel danaro che in patria raccoglieva ad un massimo del 2-3%, tale era l’abbondanza dell’offerta.
Il vantaggio d’essere moneta di riferimento e’ stato nel passato ed e’ oggi con il dollaro quello di “fare premio” rispetto a tutte le altre monete e di dettare quindi la politica economica della area d’influenza.
Alla luce di quanto sopra esposto appare veramente sconcertante la posizione del dollaro negli ultimi due anni, segnati dall’apparizione dell’Euro.
La lotta alla nuova moneta e’ stata condotta non con i classici sistemi da moneta dominante, ma addirittura utilizzando un tasso di interesse superiore di quasi due punti (il 30% in percentuale) rispetto all’Euro, un differenziale abitualmente “pagato” dalle monete dominate, come per altro e’ ben evidente a tutti noi se solo pensiamo al differenziale Lira/Marco o in tempi recentissimi a quello Dracma/Euro.
E’ fuori discussione che la nascita dell’Euro ha costituito un fatto del tutto rivoluzionario nella storia economica del secolo; per la prima volta e’ nata una moneta che si pone come possibile alternativa al dollaro, espressione di un’area che già’ oggi rappresenta il primo mercato di consumo del mondo e sicuramente la massima concentrazione di valori storico culturali della nostra civiltà’, e questo in un momento in cui molte economie si stanno “dollarizzando” e in cui comunque cresce il numero degli stati autonomi, ma diminuisce quello delle monete.
Se l’Euro ha creato tanta paura da costringere gli USA a utilizzare il differenziale di interesse, quale sarà’ il futuro ora che l’economia americana sta dando chiari segnali di rallentamento?
Due a mio avviso gli scenari possibili.
Il primo: lotta accanita fra Euro e Dollaro per il primato futuro e in tale lotta l’Euro parte avvantaggiato perche’ ha resistito su tassi piu’ bassi che sono per se stessi motori di sviluppo; ma esiste un secondo scenario, quello della tregua armata con rapporto 1/1 e politiche monetarie coordinate. Che non sia uno scenario da pura fantascienza lo dimostra un recente convegno americano dedicato proprio alla prospettiva di un’unica moneta mondiale.
Certo molto cammino e’ stato percorso dalla condanna della Chiesa ai tassi d’interesse, ma forse se nel mondo il tasso d’interesse non sarà’ piu’ un problema ne’ un freno allo sviluppo, tornerà’ in auge proprio l’antico principio per cui il denaro non può rendere per il semplice passare del tempo, perche’ “il tempo e’ di Dio”.
*Vittorio Giulini e’ Industriale tessile
Presidente Sistema Moda Italia