La crisi generalizzata dell’ economia e dei mercati finanziari ha oggi ufficialmente impattato sul mercato dei cambi, con il G7 che da Tokyo ha diffuso un comunicato fuori programma in cui ha preso posizione contro l’ eccessiva volatilità dello yen. Peraltro, intervistata da Bloomberg il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde ha smentito la possibilità di un intervento del gruppo dei maggiori Paesi industrializzati, osservando che saranno eventualmente le autorità giapponesi a muoversi per evitare un eccessivo apprezzamento della valuta.
Il tutto è avvenuto in un contesto in cui l’ euro continua a perdere colpi, sotto 1,24 (minimo di seduta a 1,2335) contro dollaro, mentre il franco svizzero è salito al record sempre contro la divisa unica, a 1,4315. La situazione attuale sta rimodulando completamente i rapporti di cambio fra le maggiori valute rispetto ai valori di appena qualche mese fa.
La ragione di questi movimenti sta innanzitutto appunto nelle ripercussioni derivanti dalla crisi dei mercati. Gli operatori infatti stanno procedendo al rimborso dei prestiti contratti a suo tempo sopratutto in yen e franchi svizzeri, ad un tasso d’ interesse basso, per finanziare lo ‘shopping’ indirizzato ad asset redditizi, che al momento attuale sono diventati molto rischiosi. La conseguenza è appunto un forte rialzo di queste due valute, a spese non solo dell’ euro ma dello stesso dollaro.
Quanto al dollaro, sta beneficiando del fatto che gli hedge fund e le banche stanno vendendo asset per rastrellare liquidità, in vista della chiusura di posizioni di bilancio e dei rimborsi alla clientela. Al di là di questo, più in generale il dollaro sembra essere tornato al suo ruolo di valuta-guida (con buona pace di chi vorrebbe una riforma degli accordi di Bretton Woods) perché nel bel mezzo della crisi generalizzata gli Usa hanno il vantaggio derivante dall’ essersi mossi molti mesi addietro con una serie di misure straordinarie per fronteggiare il dissesto.
Al contrario, in Europa, ma anche in altre macroaree, si è fatto poco o nulla almeno fino a poche settimane fa. Ragion per cui gli Stati Uniti sembrano meglio posizionati per uscire dalla crisi, al contrario di altri. Sempre oggi il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha preannunciato il già scontato taglio dei tassi il 6 novembre, che dovrebbe essere di mezzo punto percentuale. Ma fra due giorni la Fed si prepara a ridurre il costo del denaro probabilmente sempre di mezzo punto, con la conseguenza che il diffenziale fra tasso-Bce e Fed Funds non è destinato ad attenuarsi.
La situazione congiunturale europea nel frattempo peggiora, prova ne sia che l’ indice IFO tedesco ad ottobre è sceso ai minimi da più di cinque anni. Tornando al G7, l’ effetto del comunicato diffuso da Tokyo è stato irrilevante sul mercato valutario, con lo yen salito contro euro fino a 113,64 (massimo da maggio 2002). Probabilmente la presa di posizione doveva avere un valore politico, tenuto conto della precisazione fatta da Lagarde secondo cui un intervento congiunto non è possibile. Il mercato non ha dato così credito a questa mossa.