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UTILI USA: UN SECONDO TRIMESTRE DA DIMENTICARE

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Le piu’ grandi societa’ USA hanno registrato per il secondo trimestre un calo del 67% degli utili netti, notevolmente superiore al declino del 46% del primo trimestre, ma il peggiore dell’ultimo decennio, continuando ad ascrivere a perdita cifre consistenti in risposta al rallentamento economico.

Dow Jones, esaminando le maggiori 1.700 societa’ americane che rappresentano la porzione USA dell’indice Dow Jones Global Market, ha infatti rivelato che le 1.138 societa’ che hanno gia’ annunciato gli utili del secondo trimestre hanno registrato profitti di $32,4 miliardi contro $98,6 miliardi dell’anno scorso.

Le societa’ tecnologiche hanno raccolto perdite per $41,6 miliardi – contro gli utili di $9,4 miliardi del secondo trimestre 2000 – con VeriSign (VRSN – Nasdaq) da sola in perdita per $11,2 miliardi.

La possibilita’ di ripresa dell’economia – prevista dagli economsti per il quarto trimestre – potrebbe essere cosi’ postposta all’anno prossimo. “Le societa’ alla fine pensano piu’ a sopravvivere che alla crescita”, ha commentato John Ryding, economista di Bear Stearns.

Escludendo le perdite per la ristrutturazione, la liquidazione delle scorte e l’investimento – analizzando cioe’ solo gli utili operativi – il quadro non migliora. Nel secondo trimestre, secondo dati di Thomson Financial/First Call, gli utili per azione delle societa’ dell’S&P 500 sono scesi del 17% rispetto all’anno scorso, il calo peggiore dal terzo trimestre 1991, dopo la fine della recessione.

A differenza del passato, pero’, il calo dei profitti sta anticipando il ribasso economico invece che seguirlo come normarlmente accade o dovrebbe accadere.

Secondo Joseph Kalinowski, strategist di Thomson Financial, dal 1969 il calo percentuale a doppia cifra degli utili ha sempre coinciso o seguito una recessione.

Gli economisti attribuiscono questa anormalita’ al boom della spesa per gli investimenti della fine degli anni 90.

La capacita’ di utilizzazione nel settore tecnologico e’ scesa a giugno al 67,5% contro il 90% dell’anno scorso, quindi gli economisti prevedono che la ripresa e’ ancora lontana, anche se la domanda potrebbe aumentare presto, poiche’ una grande parte di capacita’ deve ancora essere assorbita.