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UTILI SOCIETA’ S&P 500 -9% NEL PRIMO TRIMESTRE

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I risultati trimestrali delle societa’ americane continuano ad essere deludenti.

Secondo le stime degli analisti, raccolte da Thomson Financial/First Call, gli utili operativi (che escludono cioe’ tasse e oneri/guadagni strordinari) delle societa’ dell’indice Standard & Poor’s 500 sono scesi del 9% nel trimestre terminato il 31 marzo.

Si tratta del calo peggiore dalla recessione del 1990-91 e i risultati sono notevolmente inferiori a quelli del 1999 e 2000, quando gli utili operativi erano invece cresciuti di oltre il 20% rispetto all’anno precedente.

I profitti del secondo trimestre, poi, dovrebbero vedere una riduzione del 7% e quelli del terzo trimestre, sebbene ancora previsti come positivi, stanno scendendo rapidamente.

Alcuni studiosi sono certi che questo sia solo l’inizio. Anche se l’economia dovesse riprendersi, dicono, i profitti degli anni scorsi non si ripeteranno, in quanto negli anni novanta non sono cresciuti in sintonia con il resto del mercato, ma sono stati temporaneamente gonfiati dal debito ridotto e dagli investimenti high-tech.

Dal 1992 i profitti operativi delle societa’ dello S&P 500 sono infatti cresciuti mediamente dell’11,5% annuo, mentre dal 1951 al 1991 il tasso di crescita e’ stato del solo 7,1%.

Una tale crescita e’ stata aiutata dall’aumento dei margini; rispetto all’ultimo trimestre del 1991 nel 2000, le societa’ dello S&P 500 hanno ottenuto – secondo dati di Lehman Brothers – quasi il 90% in piu’ di utili per dollaro venduto.

In nessun altro periodo del dopoguerra si e’ assistito a un simile aumento o durata della crescita dei margini di guadagno.

Ora, in risposta al crollo del mercato azionario, i consumatori potrebbero pero’ ridurre la spesa e causare quindi un ulteriore calo degli utili.

Dopo un’era di crescita smisurata dei profitti, puo’ essere il momento dell’ascesa dei depennamenti – l’ascrizione cioe’ a perdita delle attivita’ non redditizie.

Tra il 1986 e il 2000, circa il 20% degli utili di ogni anno e’ svanito cinque anni piu’ tardi sotto forma di depennamento.

Secondo Peter Bernstein, che pubblica il bollettino Economic and “Portfolio Strategy”, le societa’ tendono ad ascrivere le perdite nei periodi di profitti ridotti; “quando un titolo e’ gia’ depresso, l’ascrizione a perdita causa meno danni che quando il tiolo e’ alle stelle”, ha commentato.

Le societa’ pero’ sostengono che il declino degli utili sia solo temporaneo e che i profitti torneranno a brillare dopo la ripresa dell’economia.

Del resto, anche un calo del 10% dello S&P 500 – al momento la previsione peggiore per quest’anno – lascerebbe le imprese dell’indice vicino ai livelli record del 1999 quando gli utili per azione hanno raggiunto $52,19.