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Usa:Olio d’oliva italiano, export record

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I fondi Clayton Dubilier & Rice e Kohlberg Kravis Roberts potrebbero lanciare un’offerta per la divisione alimentare americana Us Foodservice di Royal Ahold, il cui valore si aggira sui 6 miliardi di dollari. E’ quanto riferisce Bloomberg News citando fonti vicine al dossier. Secondo le fonti, i due fondi intendono presentare un’offerta il prossimo mese per la divisione, secondo distributore alimentare negli Stati Uniti. Intanto è record assoluto per il nostro extravergine sui mercati mondiali. Se il 2005 si chiude, infatti, con un export di olio d’oliva per un valore di poco più di 900 milioni di euro, ormai è possibile prevedere che il 2006 si concluderà vicino a 1,1 miliardi di euro, superando il fatidico muro del miliardo mai raggiunto in passato, con un incremento, oltre qualsiasi ottimistica previsione, superiore al 20 per cento. E’ quanto rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori all’indomani della diffusione dei dati Istat e a una indagine a campione sull’andamento dell’export dell’olio d’oliva, vanto del “made in Italy”, da ottobre ad oggi. Ciò è stato possibile, sostiene la Cia, perché accanto agli ottimi risultati dei più noti marchi oleari dell’industria nazionale, l’attività esportativa di numerosissime aziende agricole ha conosciuto un vero boom, inviando il proprio prodotto extravergine e spesso con origine geografica fin oltre Oceano, Stati Uniti e Canada in testa, ma anche in Cina e Giappone. E’ il segno, afferma la Cia, che la cultura della salubriità e della bontà del prodotto si fa sempre più strada in un consumo mondiale attento e consapevole. Le migliori performances, continua la Cia, sono conseguite dalla Calabria che, nei primi nove mesi del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quasi quadruplica il valore delle proprie esportazioni; dall’Emilia Romagna che segna un più 61,7 per cento, dal Friuli Venezia Giulia con un più 50,3 per cento, dalla Toscana con un più 41,7 per cento e dal Lazio con un più 40,2 per cento. Positivi anche i risultati di Sicilia, Piemonte e Basilicata, che segnano ognuna una crescita di oltre il 30 per cento; di Liguria e Campania con incrementi oltre il 20 per cento; Lombardia, Sardegna e Molise con aumenti a due cifre e Umbria con un più 7,7 per cento. Fanalini di coda Trentino Alto Adige, Marche, Puglia, Veneto e Abruzzo che, invece, perdono quote del loro export. Quanto a valori assoluti, conclude la Cia, Toscana, Lombardia e Umbria, grazie alla localizzazione sul loro territorio dei maggiori marchi storici dell’industria e del commercio oleari italiani, da sole coprono oltre il 60 per cento dell’intero export oleicolo nazionale.