USA TROPPO INDEBITATI
IL DOLLARO
PERDE QUOTA

di Redazione Wall Street Italia
20 Febbraio 2005 23:15

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(WSI) – I miracoli non esistono, soprattutto in economia. E così la scorsa settimana il dollaro, che secondo alcuni sembrava destinato a nuova vita, è invece tornato giù e in poche ore ha risuperato quota 1,30 contro l´euro. E adesso sono in molti che lo aspettano prima a quota 1,35 e poi 1,40 (un vero disastro per l´Europa). Ma che cosa è successo? Perché i mercati, che sembravano voler scommettere sul dollaro in ripresa, di colpo hanno voltato le spalle al biglietto verde?

Sono successi tre fatti, la scorsa settimana (forse quattro). Il primo riguarda i dati relativi all´economia europea nel quarto trimestre del 2004. Dati pessimi (Italia e Germania sono addirittura andate indietro, crescita negativa), che hanno documentato una frenata congiunturale di una certa importanza. Al punto da far mettere mano alle previsioni per il 2005, e tutte sono risultate, ovviamente, al ribasso. Insomma, sul Vecchio Continente sono morte le illusioni di una forte e facile ripresa, e si è cominciato a capire che il 2005 sarà un anno molto faticoso e con poche soddisfazioni.

Anche perché poi non è affatto escluso che la Banca centrale di Francoforte decida di alzare il costo del denaro, giusto per spaventare un po´ le ombre dell´inflazione. E, venendo al caso italiano, nessuno crede più che bastino un po´ di tagli alle tasse per vedere ripartire i consumi e quindi l´economia. Tutto è fermo. Le banche sono piene di soldi per le aziende, anche a tassi quasi ridicoli: ma nessuno si presenta a ritirarli. Perché nessuno ha capannoni da tirare su o ricerche urgenti da avviare.

Dall´Asia sono arrivate notizie ancora peggiori. Di colpo è saltato fuori che il Giappone è in recessione, e da ben nove mesi. Il Giappone era rimasto in recessione per dieci anni, poi si era ripreso e adesso sembra essere ripiombato nella sua vecchia stanchezza. Dico “sembra” perché in realtà un po´ tutti sono convinti che si tratti di una specie di incidente tecnico e sostengono che nel 2005 il Giappone avrà comunque un buon tasso di crescita (almeno sopra il 2%). Però, rimane il fatto che i mercati sono stati un po´ colpiti dalla scoperta che, comunque e adesso, il Giappone è in recessione da tre trimestri. Non sarà una cosa grave, ma intanto è.

Sempre dall´Asia arriva poi il terzo fatto, e cioè che la Cina, dopo tanti sforzi e pur continuando a crescere con velocità impensabili per noi, sta comunque rallentando, forse addirittura del 50% o anche più.

Se a questo punto, uno tira le somme vede che l´Europa continua a essere una sorta di malato quasi immobile nel suo letto di dolore mentre l´Asia sta frenando bruscamente.

In questo quadro si presenta il Mago Oz dell´economia mondiale, e cioè il presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, e davanti a alcune commissioni parlamentari americane annuncia che negli Stati Uniti l´economia va benissimo e che anche nel 2005 ci saranno risultati strepitosi, forse addirittura migliori di quelli del 2004 (già fantastici). E infatti, conclude Greenspan, noi continueremo a alzare il costo del denaro perché di ripresa qui ne abbiamo fin troppa.

È esattamente a questo punto che scoppia la svolta dei mercati e che il dollaro riprende a scivolare come un sasso sui mercati internazionali. Come mai?

Ma perché gli operatori sono gente che ha studiato, che sa le cose e, soprattutto, sono tutti (chi più chi meno) dei razionalisti convinti. Non credono ai miracoli. E ragionano. Primo: Asia e Europa sono in frenata. Secondo. Il resto del mondo conta poco o niente. Terzo. E allora da dove diavolo viene la ripresa di Mister Greenspan? La teneva lui nascosta nel polsino della camicia? Sono intervenuti i santi?
Niente di tutto questo. Il “miracolo” americano arriva, esattamente come quello del 2004, dai debiti. L´America di Bush non vuole rassegnarsi a pagare il conto dei propri errori del passato (eccessivi debiti) e, anzi, continua a indebitarsi.

Ma, dicono gli operatori, come si fa a pensare a un dollaro in ripresa quando l´economia che gli sta sotto continua tranquillamente a fare debiti. Da qui la decisione di mollare il dollaro e di trasferirsi sull´euro e sulle altre valute. Non solo: è evidente che la “nuova” strategia americana (che è uguale al 2004) prevede che il dollaro vada giù (per cercare di riequilibrare almeno il disavanzo con l´estero). E allora, mandiamolo giù. Cosa che è effettivamente successa.

In sostanza, il dollaro basso (che penalizzerà l´Europa e in modo pesante) non è figlio della follia o della bizzarria dei mercati, ma nasce da una precisa scelta americana: quella di avere anche nel 2005 un´economia che va di corsa e che cresce (forse) oltre il 4 per cento. A questo punto l´Europa ha le mani legate e deve rassegnarsi a crescere, forse, anche solo dell´1 per cento. Per l´Italia, invece, già una crescita dell´1 per cento sarebbe un buon risultato.

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