La Casa Bianca prepara una strategia di emergenza per ovviare ad un’eventuale vittoria dei Repubblicani nelle supplettive del Massachussets, che priverebbe i Democratici della maggioranza necessaria in Senato per evitare ostruzionismi parlamentari, e salvare la legge di riforma della Sanità voluta da Barack Obama. Se necessario, verrebbe richiesto ai Democratici della Camera dei Rappresentanti di approvare senza alcuna modifica il testo licenziato dal Senato, rinunciando di fatto all’armonizzazione dei due provvedimenti: Obama potrebbe così ratificare il provvedimento senza un’ulteriore votazione alla Camera Alta.
Eventuali emendamenti potrebbero essere apportati in seguito dallo stesso Senato, sfruttando un diverso iter parlamentare che richiederebbe una serie di voti a maggioranza semplice. Le suppletive del Massachussetts mettono inaspettatamente a rischio non solo l’approvazione della legge di riforma della sanità ma anche quella sulla tassazione delle banche: il candidato del Gop nel Massachussetts, Scott Brown, minaccia infatti il rivale Democratico Martha Coakley in quello che era stato il feudo elettorale dello scomparso Ted Kennedy.
Brown si è dichiarato contrario alla tassa sulle banche e proprio per questo Obama – che si recherà in Massachussetts per partecipare alla campagna elettorale di Coakley – approfitta della questione per attaccare indirettamente il candidato Repubblicano. La proposta di Obama prevede una tassa dello 0,15% la cui applicazione durerebbe dieci anni, periodo nel quale dovrebbe raccogliere 90 milioni di dollari: il provvedimento riguarderebbe tutti gli istituti con attivi superiori a 50 miliardi di dollari, tra le quali molte non interessate dal piano di salvataggio del governo.
Il Presidente ha sfidato coloro che affermano che le banche non farebbero che trasferire i costi delle tasse su azionisti e clienti: “E’ difficile crederlo, quando circolano notizie secondo le quali Wall Street si prepara a pagare bonus e compensazioni il cui ammontare per il solo 2009 supera il costo di questa imposta nei prossimi dieci anni: se i grandi istituti finanziari possono permettersi bonus massicci, possono permettersi di rimborsare il popolo americano”.
Sei delle principali banche americane hanno infatti in programma il pagamento di bonus per un totale di 150 miliardi di dollari, una cifra di poco inferiore al record del 2007, l’anno precedente alla crisi, quando le compensazioni a management e azionisti raggiunsero i 164 miliardi di dollari.