Economia

USA: PUBBLICITARI DIVISI SULLE ATTESE DEI CONSUMATORI

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(9Colonne) – New York, 1 ott – Molti dei manager editoriali e pubblicitari che hanno preso parte alla quarta conferenza annuale dell’Advertising Week hanno ammesso di non aver chiaro in mente quello che i consumatori vogliono. E sono d’accordo su un punto: capirlo potrebbe significare una svolta per l’industria dei media e della pubblicità. Come hanno spiegato alla conferenza gli esperti intervenuti, oggi i consumatori possono permettersi di essere molto esigenti, potendo scegliere tra una ricca varietà di media: televisione, radio, riviste, internet, video games, download musicali, sms. Inoltre, il pubblico ora è in grado di produrre da solo l’intrattenimento di cui ha bisogno. Contenuti generati dagli utenti, come il video di un amico o il blog di uno sconosciuto, sono a volte considerati più divertenti di un film o un programma in tv. Anche i manager di Facebook, il social network divenuto il punto di incontro per milioni di giovani, non sempre hanno chiaro quello che i loro utenti desiderano. Mike Murphy, vice president of media sales di Facebook ha raccontato della sfortunata introduzione da parte dell’azienda di un servizio automatizzato che mostrava quello che i conoscenti facevano sulle loro pagine di Facebook – una specie di rubrica di gossip tra amici. Quando Facebook ha introdotto questa funzione, gli iscritti l’hanno accolta con diffidenza, perché era troppo invasiva. Anche Beth Comstock, della Nbc Universal, ha raccontato, durante l’Advertising Week, alcuni dei passi falsi della sua azienda nell’interpretare i desideri del pubblico. Uno è stato l’approccio verso gli utenti di iVillage, il sito di Internet community per donne che Nbc Universal ha acquistato per 600 milioni di dollari. “Sapevamo che era una community potente ma non sapevamo esattamente cosa piacesse a queste donne”, ha detto la Comstock. Secondo la manager della Nbc, non è vero quello che pensano molti nell’industria, ovvero che i contenuti a pagamento sono destinati a morire e che il futuro è del materiale generato dagli utenti: “C’è spazio per entrambi i tipi di entertainment”, ha osservato. Questo è vero anche per l’advertising, ha continuato la Comstock, che l’anno scorso ha visto tante aziende impiegare materiale prodotto dagli utenti nelle loro campagne pubblicitarie. Tra queste c’è la Unilever, che ha messo insieme uno spot prodotto da consumatori per promuovere un prodotto. “Ci sarà modo per i consumatori di avere un loro ruolo, ma non penso che sostituiranno i professionisti”, ha obiettato Babs Rangaiah, direttore del media planning di Unilever Usa. Insomma, grande è la confusione sotto il cielo dei pubblicitari.