Nel terzo trimestre 2009 la produttivita’ degli Stati Uniti ha registrato un aumento del 9.5% (dato preliminare), in netto rialzo rispetto al dato del trimestre precedente, che fece registrare una crescita del 6.6%.
Lo ha reso noto il Dipartimento del Lavoro Usa da Washington.
L’indicatore si e’ rivelato superiore alle previsioni del mercato, che erano per un avanzamento pari a +6.5%.
Il costo unitario del lavoro, un indicatore chiave sulle pressioni inflazionistiche, e’ arretrato del 5.2%; il consensus era di -4.2%.
“E’ chiaro che dietro al forte rialzo del dato c’e’ il massiccio taglio dei costi” ha affermato Michael Englund, chief economist di Action Economics. “Il tasso di occupazione e’ diminuito talmente velocemente da innescare questa sorta di guadagno nella produttivita’. Di certo la Fed non dovra’ fare i conti con l’inflazione, almeno non nel breve termine”.
“Avendo ridotto gli stipendi alle ossa durante l’ultimo ciclo ribassista, le aziende non saranno in grado di confermare questo dato a lungo” afferma Stephen Stanley, chief economist di RBS Securities. “Le societa’ americane dovranno riprendere ad assumere gia’ nei primi mesi del 2010, prima di quanto molti altri si aspettano”.