Nel mese di ottobre l’indice dei prezzi al consumo (CPI) negli Stati Uniti ha registrato una variazione negativa dell’1.0% rispetto al mese precedente di fronte a un rallentamento economico tradottosi nel terzo mese consecutivo di calo dei costi energetici. Si tratta del maggior calo in assoluto in 61 anni, cioe’ da quando negli Usa esistono statistiche sui prezzi per la serie statistica iniziata nel 1947. Il crollo rafforza la tesi degli economisti che vedono un serio pericolo di deflazione e recessione per il 2009.
Lo ha comunicato il Dipartimento del Lavoro Usa.
Le stime degli analisti erano per un ribasso dello 0.8% dell’indicatore.
Escluse le componenti piu’ volatili, quali cibo ed energia, il dato (“core” CPI) e’ risultato in calo dello 0.1% (il che ha portato il tasso annuale al 2.2%, in ribasso rispetto alle attese di +2.4%); gli analisti avevano previsto un rialzo del dato pari a +0.1%.
Mercato difficile? Si’. E con news gratis, non vai da nessuna parte. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER
L’ultima conferma di rapida caduta dei prezzi, compresi quelli di abbigliamento e trasporti oltre al capitolo energia, riflette un indebolimento della congiuntura che non fa più fronte ad alcuna minaccia di inflazione ma potrebbe al contrario trovarsi a rischio di deflazione in calo di continuo e ulteriore deterioramento della domanda dei consumatori.
Tra i singoli capitoli del paniere la voce energia mostra un calo di 8,6% dopo il -3,1% di agosto e il -1,9% di settembre. Si tratta del massimo ribasso da inizio serie, in questo caso però databile 1957.
Calo record anche per la voce benzina, in caduta di 14,2% su settembre ma ancora in rialzo di 12% su ottobre dell’anno scorso.
Modesto incremento per il comparto alimentari, in rialzo di 0,3% contro il +0,6% di settembre.
A perimetro tendenziale l’indice generale mostra infine una crescita di 3,7%, minimo da un anno.