New York – Nel corso del terzo trimestre del 2011, il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è salito del 2,5%, contro il +1,3% del secondo trimestre. L’indicatore è stato lievemente migliore delle previsioni, in quanto gli analisti avevano previsto un rialzo del 2,3%.
Soprattutto, i mercati guardano a come il ritmo di crescita dell’economia americana sia stato quasi doppio rispetto a quello del trimestre precedente.
Il deflatore del Pil è salito anch’esso del 2,5%, in linea con le previsioni e allo stesso ritmo del trimestre precedente. Guardando alle altre componenti, le spese per consumi hanno segnato una crescita del 2,4%, al tasso più elevato dalla fine del 2010, mentre gli investimenti delle aziende sono balzati di ben il 16,3%. Le scorte sono aumentate dell’1,9%.
Escluse le scorte, le vendite finali di beni e servizi sono aumentate del 3,6%, mentre l’inflazione – misurata dall’indice dei prezzi per gli acquisti domestici – è scesa a un tasso del 2% nel terzo trimestre, rispetto al 3,3% del secondo trimestre. Escluse le componenti più volatili rappresentate dai prezzi energetici e alimentari, l’inflazione è calata all’1,8% dal 2,7% precedente.
Nel commentare il dato, intervistato da Bloomberg, David Semmens, economista Usa presso Standard Chartered Bank con sede a Londra, ha affermato che “l’economia americana ha concluso il terzo trimestre in un modo decisamente migliore rispetto a quando lo ha iniziato”. E ha aggiunto che, “inizialmente è sembrato che l’economia avesse perso la strada della crescita. Ma sicuramente non è stato così”.
Detto questo, sempre secondo Bloomberg, facendo una media del Pil e considerando la sua performance nel primo semestre del 2011, il rialzo è stato di appena lo 0,9%, ovvero il più basso durante la fase di ripresa della congiuntura che è iniziata nel giugno del 2009. Kurt Karl, responsabile economista di Swiss Re a New York, fa notare inoltre che, affinché il tasso di disoccupazione venga ridotto, è necessario che la crescita del Pil sia superiore al 2,5%.