Il giudice federale Lewis Kaplan ha respinto la class-action promossa da un gruppo di investitori stranieri, in gran parte europei, contro banche e revisori contabili americani coinvolte nel crac Parmalat per circa 14 miliardi di euro a fine 2003.
Gli istituti di credito Citigroup e Bank of America nonché le società di revisione Deloitte Touche Tohmatsu e Grant Thornton International non devono quindi rispondere degli addebiti avanzati, perché la maggior parte della condotta valutata come illecita dagli investitori è stata compiuta fuori degli Stati Uniti.
“Laddove le attività svolte negli Stati Uniti sono meramente preliminari o prendono la forma di colpevole omissione, sono relativamente minori – scrive in un parere Kaplan – se confrontate con quelle fatte all’estero”. Per questo, aggiunge, “non è possibile adire Corte statunitense e normativa americana”.
Tra i promotori dell’azione respinta figurano in particolare investitori che hanno acquistato obbligazioni di Parmalat tra gennaio 1999 e dicembre 2003.
“Siamo ovviamente contrariati dal dispositivo del giudice”, commenta Mark Willis, partner dello studio legale Cohen, Milstein, Hausfeld & Toll di Washington, che rappresenta gli investitori.
“L’appello alla decisione è possibile”, precisa, osservando che comunque le ragioni potranno sempre essere fatte valere dinanzi alle corti europee, “almeno nella parte più consistente”.
a. d. r.