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Usa, lavoro: solo 54.000 posti, disoccupati al 9,1%

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New York – Nel mese di maggio gli Stati Uniti hanno creato meno posti di lavoro del previsto nel settore non agricolo, 54 mila contro i 169 mila attesi, e in un altro segnale di rallentamento della ripresa dell’economia, il tasso di disoccupazione e’ salito al 9,1%, dal 9% dopo che in marzo era sceso ai minimi da aprile 2009 di 8,8%.

I dati sono stati resi noti dal Dipartimento del Lavoro.

Depurato delle componenti dovute al cambiamento del tasso di natalita’ e mortalita di 206.000 il numero che ne esce e’ di -150.000. Si tratta del peggior rapporto dell’anno. L’economia in parole povere ha perso oltre 200 mila posti di lavoro in maggio.

La Fed tornera’ a stampare denaro molto presto. Secondo la Nfib, societa’ che si occupa di gestire le attivita’ delle small cap americane, la creazione di personale a Wall Street e’ collassata.

Ritoccato al ribasso il dato precedente, a 232 mila posti creati da +244 mila. Il tasso di disoccupazione era atteso sulla stessa cifra di marzo, al 9%. Settie mesi fa, in novembre, era stato toccato il livello piu’ alto da aprile 2010, pari al 9,8%.

I dati non sono piaciuti al mercato: i futures sugli indici di borsa accelerano al ribasso (-1%). Giu’ anche il petrolio. I rendimenti dei Treasury sono sotto pressione: quello del decennale scende al 2,97%. L’oro nel frattempo ha fatto un balzo di circa 10 punti base a quota $1.540 l’oncia.

Analizzando il report nelle sue componenti, le ore medie lavorative settimanali sono state pari a 34,4, sopra le 34,3 attese. Il reddito medio e’ aumentato dello 0,3%, facendo meglio delle aspettative che erano per un rialzo dello 0,2% dopo l’incremento dello 0,2%.
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Secondo il governo hanno pesato le condizioni meteorologiche negative. Alcuni economisti sono convinti che lo stallo nella creazione di lavoro sia temporaneo, ma non tutti. Per sostenere le loro tesi chi crende in un momentaneo sbandamento cita il caro benzina, il maltempo e i cali delle scorto di auto a causa del terremoto in Giappone.

“E’ ormai evidente che siamo entrati in una fase di rallentamento”, ha dichiarato prima della pubblicazione dei dati a Cnbc Christopher Probyn, chief economist di State Street Global Advisors.

Ma gli analisti di Goldman Sachs la pensano diversamente: “Si tratta di un dato molto deludente e solo una minima parte del calo puo’ essere fatta risalire al terremoto giapponese. Alcuni indicatori secondari come le settimane lavorative e gli stipendi per ora sono risultati leggermente migliori.

Ma alla fine del report viene il peggio: “Dopo gli ultimi dati piu’ deboli del previsto il nostro indicatore sull’attivita’ attuale (CAI) si trova solo all’1 in maggio, in calo dall’1,6% di aprile e dopo il 4,2% di marzo.