USA: LA VENDITE DI CASE NUOVE CROLLA DEL 10.5%

di Redazione Wall Street Italia
24 Marzo 2006 16:00

Nel mese di febbraio le vendite di nuove case negli Stati Uniti hanno registrato un calo del 10.5% a 1.080 milioni di unita’ (dato annualizzato e destagionalizzato). Si tratta del calo piu’ forte da nove anni, cioe’ dall’aprile 1997.

Il dato relativo al mese di gennaio e’ stato rivisto al ribasso a 1.207 milioni di unita’ dal precedente valore di 1.233. Lo ha comunicato il Dipartimento del Commercio USA.

Il dato, che si riferisce alla vendita di unita’ abitative unifamiliari di nuova costruzione, si e’ rivelato inferiore alle attese del mercato. Le previsioni degli economisti erano in media per un valore di 1.210 milioni di unita’.

Il calo più forte da nove anni del real etate americano evidenzia al tempo stesso una crescita del numero di alloggi invenduti che dovrebbe riflettersi in un calo dei prezzi immobiliari e comportare, di conseguenza, un raffreddamento dell’inflazione negli Stati Uniti. Risulta così praticamente ribaltata la statistica diffusa ieri sulle compravendite di case esistenti che aveva evidenziato, sempre a febbraio, un’ inaspettata crescita del 5,2%.

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Pesanti segni di rallentamento nel mercato immobiliare Usa fanno suonare di nuovo i campanelli d´allarme sull´imminente scoppio della “bolla del mattone” che avrebbe effetti devastanti sull´economia americana e globale.
Il dato pubblicato dal dipartimento del commercio Usa riguardo al mese di febbraio è per molti versi storico: l´attività di compravendita di nuove abitazioni negli Stati Uniti ha registrato un crollo del 10,5% a 1,08 milioni di unità: record negativo da nove anni a questa parte e si accompagna ad una crescita del numero di alloggi rimasti invenduti (544 mila) e ad una diminuzione del prezzo “mediano” di vendita.

Vale a dire che nel febbraio 2005 più del 50% delle case nuove negli Usa è stato venduto a prezzi uguali o inferiori a 237.300 dollari, mentre il mese scorso quella soglia era più bassa del 3% (230.400 dollari) e rispetto al massimo segnato ad ottobre 2005 la riduzione dei prezzi e del 5,5%: un evento decisamente raro specie in un mercato che da oltre un decennio batte ogni record. Risulta così ribaltata la statistica diffusa il giorno prima sulle compravendite di case esistenti che aveva evidenziato, sempre a febbraio, una crescita del 5,2%. Va notato che le case esistenti rappresentano l´86% delle compravendite e quindi il crollo della domanda di case nuove (che pesa per il 14%) è preoccupante non in termini assoluti, ma per la velocità d´inversione della tendenza, degna di un vero e proprio crollo.

Le vendite si stanno riducendo in alcune zone degli Stati Uniti (sulla West coast -30% in un mese) a ritmi vertiginosi e gli esperti fanno notare che anche l´aumento della volatilità (le compravendite crescono e scendono in maniera imprevedibile da settembre) è un segnale di insolita turbolenza.

Una riduzione del valore delle case significa per i proprietari significa anche minaccia al proprio patrimonio, rischio di riduzione del potere d´acquisto dei consumatori, della ricchezza complessiva e dunque della stabilità economica.

A dare qualche risposta dovrà essere la Federal Reserve, la banca centrale americana che lunedì e martedì riunisce il Fomc (l´organo che decide sul costo del denaro) per la prima volta sotto la presidenza di Ben Bernanke. Il suo predecessore Alan Greenspan ha più volte individuato nella “bolla immobiliare” uno dei principali fattori di rischio per la stabilità.

È scontato che la Fed alzerà il tasso d´interesse a 4,75% da 4,5% (il quindicesimo rialzo da giugno 2004 quando si partì da 1%), ma sulla direzione futura ora c´è maggiore incertezza. Come dimostra anche la reazione del cambio con l´euro. La moneta unica è scesa per tutta la settimana fino a 1,19 dollari sull´idea che il costo del denaro Usa sarebbe salito ancora. Il dato sulle case lo riportato sopra 1,20.

L´aumento del costo del denaro finora ha avuto pochi effetti sul costo dei mutui e sulla domanda di case, ulteriori aumenti ora sarebbero sconsigliati per non deprimere ulteriormente il mercato. Nel suo ultimo intervento Bernanke era stato fiducioso sul mercato immobiliare: «Vedo segnali di rallentamento, ma anche che le spese per abitazioni continueranno ad attestarsi su livelli sufficientemente validi da poter sostenere ancora la crescita economica». Potrebbe essere costretto a ricredersi.