Dopo un ventennio in cui le donne si erano fatte avanti con prepotenza nel difficile mondo della finanza, un tempo club per soli uomini, il trend registra una brusca battuta d’arresto.
Secondo stime del dipartimento del Lavoro USA riportate dalla rivista Crain’s, negli ultimi due anni il numero di donne impiegate nel settore del brokeraggio a Wall Street e’ sceso di oltre il 20%, dalle 77.490 unita’ del 2000 alle 60.200 del 2002.
A paragone, nello stesso periodo il numero totale degli impiegati del settore e’ diminuito solo del 9%.
La percentuale di donne che lavorano nel campo del brokeraggio e’ scesa anche a livello nazionale. Il ”gentil sesso” rappresenta il 35% del totale dei dipendenti presso le banche d’affari e i broker del Paese, in calo rispetto al 39% del 2001 e al 41% del 2000.
E la maggiore perdita di posti di lavoro si e’ registrata proprio al top. Nel luglio 2001, Bridget Macaskill, la donna che ai massimi del mercato toro vantava la posizione piu’ prestigiosa a Wall Street, quella di amministratore delegato, ha perso il posto di n.1 di OppenheimerFunds ed e’ stata rimpiazzata da un uomo.
Altre tre societa’ di brokeraggio di Manhattan guidate da donne – Fiduciary Trust, Lebenthal e Sanford C. Bernstein – sono state vendute negli ultimi due anni, diminuendo cosi’ il prestigio e il potere delle proprie CEO.
Tra le societa’ piu’ note di Wall Street, solo J.P. Morgan Chase ha un direttore finanziario donna: alla fine degli anni Novanta erano in tre a poter vantare questa carica.
E che dire della posizione di investment strategist, la piu’ prestigiosa presso una societa’ di brokeraggio, tornata ad essere riserva di caccia degli uomini? Mentre due anni e mezzo fa questo ruolo era ricoperto da donne presso quattro broker, oggi resiste solo Abby Joseph Cohen di Goldman Sachs.