Se gli Stati Uniti, come sembra sempre piu’ probabile, dovessero veramente attaccare l’Iraq, il mondo sprofonderebbe in una profonda recessione, i cui effetti sarebbero di gran lunga peggiori a quelli dell’attuale crisi dei mercati, scatenata dallo scoppio della bolla hi-tech.
E’ l’apocalittica previsione dell’Economist Intelligence Unit (EIU), divisione di analisi del celebre settimanale economico finanziario britannico.
In un report pubblicato dall’agenzia di stampa cinese Xinhua, Robin Bew, chief economist dell’EIU, avverte che ”se i produttori di petrolio del Medio Oriente risponderanno a un intervento USA in Iraq tagliando la produzione e spingendo cosi’ il prezzo del petrolio a $70 o piu’ al barile, cio’ scatenerebbe una crisi globale delle scorte di greggio, dando luogo a una massiccia recessione, simile a quella degli anni Settanta”.
Ricordiamo che tra il 1973 e il 1974, l’impennata causata dalla guerra dello Yom Kippur (6-25 ottobre 1973), porto’ il prezzo del petrolio da $3 a $12 al barile in soli 10 mesi.
Per quanto riguarda in particolare l’economia USA, secondo l’EIU il forte squilibrio attuale determinera’ una crescita fiacca sia nel 2002 che nel 2003.
”Prevediamo che l’economia crescera’ di appena il 2,4% nel 2002 e del 2,8% nel 2003 – scrive nello stesso report l’economista Christopher Nailer -. Questi numeri sono sicuramente migliori di quelli del 2001, quando la crescita si era attestata allo 0,3%, ma ancora molto deboli. Lo squilibrio economico e’ decisamente grave, e le probabilita’ di una massiccia recessione entro i prossimi due anni (una recessione peggiore di quella del 2001) sono del 30%”.
Tornando all’affaire petrolio, e’ interessante sottolineare che, secondo dati dell’Energy Information Administration (EIA), nel mese di luglio gli Stati Uniti, primo Paese al mondo per consumo di prodotti petroliferi, hanno aumentato le importazioni di greggio iracheno dell’80%. Il nemico numero uno di Bush diventa cosi’ l’ottavo fornitore degli USA…