Secondo una ricerca pubblicata dal settimanale del Wall Street Journal Barron’s, il crollo dei titoli azionari sulle borse americane, con il Nasdaq passato dai massimi di quota 5.000 agli attuali 2.000, ha bruciato in totale 4.100 miliardi di dollari, equivalenti al 40% del prodotto nazionale lordo americano.
Il danno, in termini monetari, senza contare la crisi di fiducia tra gli investitori, e’ cosi’ forte che equivale piu’ o meno alla perdita complessiva provocata dal mercato Orso di Wall Street durato 21 mesi e terminato nell’ottobre 1974.
L’analisi, preparata da George Gilman, rivela che nei sei mesi che vanno tra l’inizio di settembre 2000 e la fine di febbraio 2001, il valore delle azioni quotate al Nasdaq e’ crollato di 2.900 miliardi di dollari. Nello stesso tempo al Big Board, cioe’ al New York Stock Exchange, il crash ha bruciato una capitalizzazione complessiva di 1.200 miliardi di dollari. Totale per le borse Usa: 4.100 miliardi di dollari.
Si tratta, ripetiamo, del 40% del Gdp Usa (prodotto nazionale lordo). Infatti la capitalizzazione combinata di Nasdaq e NYSE all’1 settembre 2000 equivaleva al 189% del Gdp, mentre al 28 febbraio 2001 era scesa al 147%.
Si e’ trattato quindi di un crash di dimensioni colossali, solo che dal punto di vista psicologico non ha avuto gli effetti devastanti di altri crash del passato. Motivo: la discesa degli indici non e’ stata caratterizzata da vendite indiscriminate e dal panico, ma da uno stillicidio di perdite, giorno dopo giorno, da tortura cinese. Un mercato Orso logorante.