Balzo in avanti dei future USA dopo i dati macroeconomici sulle vendite al dettaglio e i prezzi alla produzione.
A marzo le vendite al dettaglio hanno registrato un incremento del 2,1%. Escluso il comparto automobilistico, le vendite sono aumentate dell’1,1%. Il dato e’ nettamente migliore delle attese: il consensus di mercato era infatti per un incremento dello 0,6% per l’indice generale e dello 0,4% per quello “ex-auto”. Dopo la pausa di febbraio, legata all’incertezza sul conflitto in Iraq, i consumatori americani sono quindi tornati a comprare.
Superiori alle previsioni anche i prezzi alla produzione. L’indice grezzo ha registrato una crescita dell’1,5% contro il +0,3% stimato. Il “core”, cioe’ depurato dalle componenti piu’ volatili, quali il settore alimentare e quello energetico, e’ salito dello 0,7%, contro le attese di un dato invariato. Gli investitori hanno accolto favorevolmente le indicazioni, che allontanano il rischio deflazione e segnalano che in futuro le aziende potrebbero tornare ad avere “pricing power”. Da segnalare che il dato rende decisamente poco attraenti i titoli di Stato a lunga scadenza.
Alle 14:40 (le 8:40 ora di New York) il contratto future sull’indice S&P 500 guadagna 7,70 punti (+0,89%).
Il contratto sull’indice Nasdaq guadagna 11 punti (+1,06%).
Il contratto sull’indice Dow Jones guadagna 71 punti (+0,87%).
Sul mercato obbligazionario, l’ultima emissione del titolo del Tesoro USA a 10 anni fa registrare prezzi a 98-28 e rendimenti al 4,01%.
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