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USA: ECONOMISTI DIVISI SU RECESSIONE

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L’economia americana non cresce piu’ ai ritmi record di qualche mese fa e gia’ molti osservatori a Wall Street intravedono lo spettro della recessione. Ma e’ davvero cosi’ fondato il rischio che nel 2001, dopo quasi dieci anni di crescita ininterrotta, gli Stati Uniti possano registrare una battuta d’arresto? Gli economisti hanno opinioni differenti.

A lanciare l’allarme e’ Morgan Stanley Dean Witter, il cui ufficio studi e’ da sempre il piu’ pessimista in tema di andamento dell’economia. Secondo Richard Berner, capo degli economisti della banca d’affari, “la recessione e’ arrivata ed e’ probabile che nel primo trimestre del 2001 assisteremo ad un calo del Pil pari all’1%”.

Tre i fattori che per Berner hanno cospirato contro l’economia: il rincaro della bolletta energetica, l’eccessiva forza del dollaro rispetto alle altre divise, il crollo dei mercati azionari.

“L’aumento dei costi dell’energia – srive Berner nel suo report – si e’ manifestato poprio in coincidenza con l’inverno piu’ freddo che si ricordi dal 1895. Il rincaro delle bollette per energia e riscaldamento ha pesato non solo sui consumi delle famiglie ma anche sui margini delle imprese ed in conseguenza sugli investimenti per il 2001”.

La forza del dollaro e’ stata invece, secondo il parere dell’economista di Morgan Stanley, il principale ostacolo sulla strada delle esportazioni made in Usa. “Il dollaro ai massimi ha colpito in particolare il settore manifatturiero” spiega il report di Berner.

Infine il crollo delle borse e la crisi di fiducia nell’investimento azionario che ne e’ seguito hanno contribuito a rafforzare il clima di pessimismo.

Per il 2001 Berner prevede una contrazione della spesa delle famiglie, soprattutto per quanto riguarda i beni durevoli, e una drastico taglio degli investimenti in tecnologia da parte delle imprese.

“La spesa in tecnologia delle imprese, cresciuta del 28% nel 2000, quest’anno avra’ invece un tasso di crescita pari a zero” commenta Berner nel suo report.

“La questione chiave adesso – conclude l’economista di Morgan Stanley – e’ capire quanto profonda e duratura sara’ la recessione. Ma soprattutto, cosa possiamo fare per metterci al riparo?”

La previsione degli analisti su variazione del Pil e andamento dei tassi di interesse

 

Variazione PIL gennaio-marzo

Variazione PIL aprile-giugno

Tasso di interesse (Fed Fund)

Bruce Steimberg (Merril Lynch)

1,5 – 2%

2- 2,5%

5% entro giugno

Stephen D. Slifer (Lehman Brothers)

2,5%

3,5%

5,75% entro l’anno

Maury Harris     (UBS Warburg)

1,5%

2%

4,5% entro l’anno.

Richard Berner  (Morgan Stanley)

-1% nel primo semestre 2001

5% entro luglio

Fonte: Dow Jones – Ufficio Studi Wall Street Italia

Spaventati? Prima di correre ai ripari considerate questo: la fosca previsione di Berner arriva da una banca d’affari nota per il suo pessimismo ed e’ forse l’unica ad avere tali tinte cupe.

Al contrario, due importanti esponensti della Federal Reserve allontanano le speculazioni che danno l’economia americana in recessione.

” Una crescita lenta non e’ la stessa cosa di una recessione” ha commentato il presidente della Fed di Atlanta Jack Guynn.

Un’opione confermata dall’ex vicepresidente della Fed, Alice Rivlin, che si scaglia contro i “retorici della recessione”. “Stiamo assistendo a segnali di rallentamento –dice Rivlin -ma nessuno da’ l’idea di una una caduta verticale”.

A Wall Street prevale comunque un cauto ottimismo.

Ethan Harris, economista di Lehman Brothers, pur non escludendo la possibilita’ di una recessione alle porte, allo stesso tempo afferma di non sentirla cosi’ vicino come crede Berner.

Scettico sulla possibilita’ di una recessione anche Bruce Steimberg, capo economista di Merryl Linch. “La contrazione degli utili di molte imprese e’ stato un campanello d’allarme ma non credo che siamo arrivati alla fine della crescita” dice Steimberg, secondo cui ci sono i margini per una ripresa della crescita.

Steimberg indica alcuni fattori di ottimismo. Il calo del 20% del prezzo del petrolio rispetto ai massimi toccati in novembre. Un segnale che lascia intravedere una possibile riduzione dei costi energetici.

In secondo luogo il buono stato di salute del settore servizi rispetto al comparto manifatturiero.

Ma soprattutto, la speranza, per molti ormai quasi una certezza, che la Fed interverra’ nuovamente sui tassi per rilanciare l’economia.

Moragn Stanley e UBS Warburg si aspettano che la banca centrale intervenga sui tassi a meta’ del 2000, abbassandoli di un altro punto a meta del 2001, portando il tasso sui fed fund al 4,5%.

Vedi anche: Economia: e’ recessione solo se annunciata