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(WSI) – Tony Blair comincia a preparare piani per un ritiro dall’Iraq. Il Mail on Sunday pubblica un rapporto, trapelato dal Ministero della Difesa, per la riduzione a circa 3 mila soldati, entro la primavera del 2006, del contingente britannico in Iraq che attualmente ne conta 8.500. Il rapporto, steso dal ministro John Reid su richiesta del premier, è stato confermato dal ministro stesso, il quale ha detto che è solo una delle possibilità, che «nessuna decisione» è presa e che, comunque, le truppe di Londra resteranno in Iraq «finché saranno necessarie».
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Per la Bbc «la politica non è cambiata, ma un piano particolareggiato è comunque stato redatto per un ritiro, almeno parziale».
Il documento, chiamato «Opzioni per la posizione futura delle forze del Regno Unito in Iraq», doveva essere segreto ed è siglato «UK eyes only», solo per occhi britannici. Il motivo è chiaro: rivela che anche gli americani intendono ridurre le loro truppe, da 176 uomini a 66 mila. E spiega che tra i generali americani in Iraq e il Pentagono non c’è accordo: gli uomini vicini al presidente George Bush sia al Pentagono che al Centcom, il Comando centrale, vogliono ridurre le truppe in almeno 14 delle 18 province sotto controllo Usa, mentre i comandanti sul campo ritengono che sia troppo presto.
Il motivo per il ritiro americano è la crescente impopolarità della guerra, mentre ciò che ha spinto Blair a chiedere il rapporto è l’esorbitante costo: un miliardo di sterline l’anno, quasi un miliardo e mezzo di euro. I soldati britannici sono dispiegati in quattro province e, secondo lo studio, il ministro Reid ipotizza di cedere agli iracheni il controllo delle province di Al Muthanna e Maysan questo ottobre, e Dhi Qar e Bassora nella primavera 2006.
«Ciò dovrebbe comportare una riduzione del livello totale dell’impegno del Regno Unito in Iraq a circa 3 mila unità entro la metà del 2006 – scrive il rapporto – e un conseguente dimezzamento dei costi che s’aggirano sul miliardo di sterline l’anno. Benché non sia ancora chiaro come questa riduzione si potrebbe conseguire, essa non si verificherebbe comunque prima della fine del 2006». Reid precisa che il piano non è «approvato a livello ministeriale», anche se lo auspica.
Interessante il riflesso che il ritiro britannico avrebbe sugli altri contingenti. Il rapporto cita, tra gli alleati in zona, i giapponesi, che hanno 550 tecnici, e gli australiani, con 1400 soldati: «I giapponesi saranno riluttanti a restare se la protezione è assicurata solo dagli iracheni. La posizione australiana potrebbe essere più incerta». Reid aggiunge che è in grado di produrre «ulteriori e più specifiche proposte» per il Comitato politico e di difesa d’oltremare (Iraq), che è presieduto da Blair stesso.
Così come in America, però, anche in Gran Bretagna il piano incontra opposizione. Perché, come rivela un alto ufficiale citato anonimamente dal Mail , il ministero della Difesa deve piuttosto richiamare altre 3 mila soldati in ottobre quando dovrà mandarne altrettanti in Afghanistan per rimpiazzare gli americani che tornano a casa. Il piano di Reid, dice la fonte, «nasce più dalla pressione in America e dal fatto che che le forze britanniche sono troppo dispiegate, piuttosto che dalla reale preparazione degli irakeni a badare a se stessi».
Secondo l’interpretazione del Mail , il piano è la prova più evidente che il governo Blair vuole prendere le distanze dall’amministrazione americana. Tuttavia un sondaggio Bpix per il giornale dice che 52 cittadini britannici su cento vogliono che le truppe restino finché l’Iraq non sarà una democrazia, 18 vorrebbero ritirarle immediatamente e 23 su cento entro sei mesi. Politicamente, è una pressione più che sopportabile per Tony Blair.
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