I mercati finanziari americani hanno tirato un sospiro di sollievo martedi’, dopo la decisione del presidente George W. Bush di intervenire per porre fine alla serrata delle attivita’ portuali della costa occidentale degli Stati Uniti.
“Il Paese non puo’ permettersi che centinaia di miliardi di dollari in prodotti industriali ed agricoli rimangano bloccati”, ha detto Bush, aggiungendo che la ripresa delle attivita’ e’ imposta anche da ragioni di ordine militare.
Il 29 settembre la Pacific Marittime Association, l’organizzazione che rappresenta gli operatori marittimi terminali, aveva chiuso l’ingresso a circa 10.500 membri del sindacato International Longshore and Warehouse Union, il cui contratto di lavoro era scaduto a luglio.
William Alsup, giudice federale di un distretto californiano, ha accolto la richiesta del presidente USA, emettendo un’ingiunzione che impone la ripresa delle regolari attivita’. L’ordinanza prevede un periodo di ”raffreddamento” di 80 giorni durante il quale le parti sociali, sindacati e datori di lavoro, potranno risolvere le proprie controversie.
E’ la prima volta in 24 anni che un presidente USA fa ricorso al Taft-Hartley Act, che risale al 1947, per porre fine a una controversia tra lavoratori e imprese.
La drastica decisione risolve cosi’ una vertenza che da mesi vede fronteggiarsi le aziende portuali, che vogliono introdurre nuove tecnologie, e i principali sindacati di categoria, preoccupati della perdita di posti di lavoro nonche’ di un indebolimento della propria influenza.
La serrata, che ha coinvolto 29 porti della West Coast, alcuni dei quali tra i piu’ attivi al mondo, e’ costata, secondo le stime, ben $2 miliardi al giorno.
Anche se non e’ ovvio che le divergenze potranno appianarsi durante il periodo di “cooling-off”, e’ certo che la sospensione delle attivita’ portuali ha avuto forti ripercussioni sui mercati finanziari e sull’economia del Paese.
Il colosso industriale 3M (MMM – Nyse), ad esempio, ha fatto sapere che il blocco delle attivita’ portuali ha “impattato significativamente” sul gruppo. L’amministratore delegato James McNerney non ha quantificato il danno, ma ha affermato che “un’ampia gamma di prodotti destinati ai mercati asiatici” e’ rimasta coinvolta.
Molte case automobilistiche prevedono che le ripercussioni della serrata si faranno ancora sentire nelle prossime settimane. Tra le altre, Nissan Motors (NSANY – Nasdaq) per questo mese prevede un calo di vendite di auto negli USA di circa il 15% su base annua. Numerose aziende del settore retail, infine, temono un calo del giro d’affari nella cruciale stagione natalizia.