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USA: BUSH CHIEDE PIU’ TRASPARENZA

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Il presidente americano George Bush ha presentato alla Securities and Exchange Commission, l’organo di controllo della borsa Usa, una serie di dieci proposte mirate ad aumentare il livello di trasparenza nei bilanci aziendali e a responsabilizzare maggiormente gli amministratori delegati.

Solo la Sec e il Congresso possono cambiare la regolamentazione applicabile alle societa’ Usa, ma l’appoggio del presidente Bush puo’ accelerare il processo di cambiamento considerato indispensabile ad evitare un nuovo caso Enron.

Le misure proposte richiederebbero alle societa’ di fornire agli azionisti informazioni finanziarie trimestrali dettagliate utilizzando un linguaggio comune – rendendo piu’ difficile l’occultamento del rischio finanziario – e di annunciare immediatamente sviluppi significativi senza attendere l’emissione del rapporto trimestrale.

I CEO sarebbero considerati responsabili per l’accuratezza e la tempestivita’ dell’informazione e nel caso dovessero beneficiare della mancanza di trasparenza potrebbero perdere il proprio posto ed essere banditi a vita da ogni altra posizione dirigenziale.

Per rivitalizzare l’industria della contabilita’, al centro delle polemiche dopo il crollo del gigante energetico Enron, Bush propone poi la creazione di un nuovo organo che, sotto la sorveglianza della Sec, controlli le societa’ contabili e intervenga in caso di irregolarita’.

Secondo alcuni, le proposte della Casa Bianca, pero’, sono ancora troppo clementi, perche’ non aiutano gli azionisti a portare i CEO in tribunale per semplice negligenza e non impediscono alle societa’ di fornire servizi di revisione dei conti e di consulenza alle medesime aziende.

Le misure proposte dall’amministarazione Bush sono pressoche’ identiche a quelle avanzate dal presidente della Sec Harvey Pitt; solo la regola che impedirebbe di ricoprire una carica dirigenziale ai CEO che abusano del proprio potere richiede infatti l’approvazione legislativa.

La stessa Sec, pur proponendo di punire le societa’ contabili per irregolarita’ commesse, sta cercando di mantenere al minimo la trasparenza dell’industria.

Un programma iniziato dall’ex presidente Sec Arthur Levitt, ad esempio, richiedeva alle maggiori societa’ contabili di far si’ che i propri partner non detenessero quote nelle societa’ clienti.

Pitt sembra pero’ aver allentato il controllo, affidando alle ‘big five’ dell’industria – Arthur Andersen, Deloitte & Touche, Ernst & Young e PricewaterhouseCoopers – di sviluppare un proprio piano di sorveglianza.

La commissione al Senato che controlla i mercati finanziari sta invece puntando su una legislazione che impedisca ai revisori dei conti di offrire alle stesse aziende anche servizi di consulenza.

I timori sul conflitto d’interessi delle societa’ della contabilita’ si sono amplificati dopo il crollo del gigante energetico Enron. I critici sostengono infatti che i $27 milioni pagati nel 2002 da Enron ad Arthur Andersen per servizi di consulenza avrebbero spinto i revisori dei conti a ‘chiudere un occhio’ sulle irregolarita’ contabili.