Fa discutere la decisione della Fasb (Financial Accounting Standards Board), il board della contabilità americana, di varare nuove regole, più morbide, relative all’applicazione del mark-to-market, ovvero la valutazione a valori presunti di mercato per attività finanziarie i cui scambi su mercati regolamentati si siano di fatto prosciugati. Insomma, la nuova strada imboccata negli Stati Uniti ha come obiettivo la garanzia per le banche di valutare con maggiore libertà gli asset tossici. Ma per i critici questo è il sistema più sicuro per invitare i banchieri a insabbiare le perdite.
Secondo quanto dichiarato dalla stessa Fasb, per la stragrande parte delle società Usa i cambiamenti normativi (intervenuti sul Financial Statement 157, principio contabile che regola il fair value e l’applicazione del mark-to-market) dovrebbero essere efficaci a partire dal secondo trimestre – ma in qualche caso potrebbero iniziare ad essere applicate già per il primo trimestre. Viene così ampliato il margine nella valutazione degli attivi e delle perdite, fornendo una potenziale spinta ai bilanci.
Positiva la reazione dei titoli bancari (giovedì in rally – ben oltre le ragioni dell’ottimismo di facciata emerso dalle conclusioni del G-20 a Londra -, oggi in tenuta), anche se per alcuni operatori il cambiamento è stato varato con notevole ritardo, dopo che lo shock finanziario ha prosciugato il mercato delle collateralized debt obligations e di tutte le obbligazioni con sottostanti mutui. Frittata fatta, quindi, anche se qualche beneficio dovrebbe arrivare: tra gli operatori c’è chi calcola un possibile rialzo degli utili del 20%, altri smorzano gli entusiasmi e parlano di «un penny o due».
A favore dei cambiamenti c’è chi sostiene che aver forzato le banche a svalutare a prezzi di saldo questi asset in un mercato in stallo abbia esacerbato la crisi finanziaria con svalutazioni, crollo di utili, penalizzazione dei coefficienti patrimoniali e una limitata capacità di credito. Le autorità hanno dato ancora una volta più credito ai banchieri che a Main Street.
Se la boccata di ossigeno accordata alle banche può sembrare una decisione deprecabile ma tutto sommato saggia (un male minore, di questi tempi: potrebbero esserci meno alibi sul stretta del credito), resta da vedere come una gestione più lassista dei bilanci possa riportare la fiducia sui mercati e tra gli investitori. E con che bilanci “reali” ci si sveglierà dopo che sarà finito il lungo incubo della recessione.